Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 16 Marzo 2025 – don Walter Magni

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DOMENICA DELLA SAMARITANA

16 marzo 2025 Anno CRito Ambrosiano

Signore, tu solo hai parole di vita eterna

Fratelli, sorelle, 

benedetto sia l’incontro tra Gesù e una donna samaritana (Domenica della Samaritana, 16  marzo 2025) e benedetto chi dei due – lei o Gesù? – l’ha poi raccontato.  Così un incontro diventa Vangelo. Una buona notizia che mi stupisce sempre quando l’ascolto  e questa liturgia quaresimale ce la ripropone, carica sempre di nuovi sprazzi di speranza. 

Recarsi al pozzo carica di pensieri 

E quante volte quella donna di Samaria avrà fatto quella strada dalla città al pozzo, per ritornare dal pozzo alla città? E quell’acqua – come notava Gesù – che non le toglieva la sete,  ma l’obbligava a tornare al pozzo ad attingere di nuovo. E quante volte proprio su quella  strada sarà stata presa da certi pensieri. Perché un pensiero quella donna l’aveva. Meno rigido,  meno prepotente rispetto a quello di un uomo, perché più facilmente curvato sulle vicende  della vita. E forse è proprio questo che alla fine incanta Gesù: una donna che va al pozzo con  i suoi pensieri. E chissà quante volte quella donna, in quel suo silenzioso andare avanti e  indietro, si sarà interrogata sulla sua storia complicata. Storia di una sete mai placata, storie di amori mai risolti.

Così che, recandosi continuamente a quel pozzo, si sentiva come irretita  in un groviglio di relazioni che le spegnevano dentro la speranza. E se quello era un giorno  come tanti altri, mai lei avrebbe immaginato che proprio quel giorno le avrebbe riservato una  sorpresa tanto inaspettata. Perché il nostro Dio ama inoltrarsi nelle situazioni più ordinarie,  umane, come questo andare di una donna al pozzo. Quasi fosse il passaggio discreto dell’uno  nell’anima dell’altra, senza darlo a vedere, senza proclami. E poi è Gesù che anzitutto chiede  a lei, donna samaritana, un po’ d’acqua da bere. Come aprisse una fessura per inoltrarla nella  fede, con questo Suo domandare delicato, affidandoSi più alle emozioni che alle nozioni. 

Aprire fessure, riattivare il cuore. 

E quanto è vero Giovanni che afferma che il Verbo – la Parola “s’è fatta carne”. Carne  assetata di un uomo Dio, che siede stanco ai bordi di un pozzo. E che prendendo l’iniziativa Si dichiara a lei dicendo: “Dammi da bere”. E senza difese comincia ad aprire brecce che  sono domande, che sono sguardi. E quella donna, che, sentendosi così sorretta, comincia a  scendere senza paura nel suo pozzo profondo, mentre tante domande si fanno più nitide, più  vere.

Soprattutto quel bisogno immenso di amore, di felicità e quel suo domandare di Dio per  poterLo adorare finalmente oltre ogni schema, in spirito e verità. Così, una dopo l’altra cadono  le impalcature: lei samaritana, Lui un rabbì giudeo; lei donna, Lui invece uomo; lei con la  brocca dell’acqua di un giorno, Lui che promette un’acqua che zampilla oltre il tempo. E a  lei, che s’immaginava il Messia come il risolutore di infinite dispute religiose, Gesù risponde che la fede non è un pensiero astratto, ma Lui che le sta davanti: “Sono io che ti parlo”.

Il  Messia tutto consegnato nel timbro di una voce che non condanna, ma che ti abbraccia senza  infingimenti. E di Lui, così sensibile alle sue storie, la donna di Samaria corre a parlarne  subito in città. “Mi ha detto tutto quello che ho fatto” senza alzare la voce, senza un  rimprovero. Cosi anche la donna di Samaria torna a sognare, raggiunta da una speranza che  non delude; abitata da un cuore che batte i ritmi di un amore possibile, di un amore vero. 

E anche Gesù comincia a sognare 

Questo, dunque, è il Messia che quella donna aspettava. Al punto che anche intorno a quel  pozzo persino il cielo s’era fatto più trasparente. Come fosse cambiata l’aria anche per Gesù  Pure Lui toccato, sorpreso da quella donna. Come uno cui la bellezza di un incontro gli avesse  fatto perdere la fame: “ho – infatti – un altro cibo” da mangiare. Come non avesse altra fame  se non di incontrare, di appassionarSi a ricercare chi ancora L’attende altrove nel suo  peregrinare per il mondo. E così sogna campi che già biondeggiano per la mietitura. E fa  tristezza vedere i Suoi discepoli appiattiti solo su qualcosa da mangiare.

“Maestro, mangia”,  Gli dicono. Tutti sorpresi che il loro Rabbi parlasse così con una donna. Senza capire che il  loro Maestro proprio negli incontri Si rivela appieno. Questi sono i passi della fede così come  anzitutto la intende Dio: quella salvezza che solo passa nel sussulto proprio di un incontro. E  intanto mi chiedo se, in giorni devastati dalle paure come i nostri, non sia possibile che  diventiamo tutti più uomini e donne dell’ascolto presso il pozzo. Che si appassionano ancora  a raccontare storie di vangelo, che mentre le ascolti già ti fanno gorgogliare dentro come  un’acqua che subito senti che ti disseta il cuore e non ti imbroglia. Pronunciando parole che  non arrestano il passo di nessuno, ma ti rendono capace di stupore, di attesa, di misericordia  e di pace. E mentre si rianima la speranza, il cuore torna ad amare. 

don Walter Magni