Domenica dell’Incarnazione
Luca 1,26-38 – In quel tempo. 26L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Fratelli, sorelle,
la liturgia ambrosiana celebra oggi, VI domenica di Avvento (17 dicembre 2023), la divina maternità di Maria. Una ragazza di Nazareth, un paesino sperduto della Galilea, che come ogni altra donna in Israele desiderava diventare sposa e madre. E Dio glielo ha concesso a modo Suo, evitando tuttavia di dire di questa ragazza cose inverosimili e strabilianti. Dio parte da questi Suoi desideri così profondamente umani per realizzare il Suo mistero di rivelazione piena di Gesù al mondo.
“Entrando da lei”
Lo spunto iniziale ci viene dal Il° Libro di Samuele. Si racconta che il re Davide voleva costruire un tempio al Signore, ma ecco che il profeta Natan lo raggiunge per dirgli: “non tu costruirai una casa a Dio (…), ma Dio costruirà una casa per te” (7,5-11). Mentre sta il fatto evidente che tutte le religioni hanno cercato in tutti i modi di costruire una casa per il proprio dio, si viene così a scoprire che Dio per primo desiderava costruirSi una casa tra gli uomini, per stare vicino a loro per sempre.
E volendo essere precisi, stando al libro dell’Esodo, al Dio degli ebrei sarebbe bastata, per iniziare, anche una piccola tenda pur di riuscire ad accompagnarli nel loro peregrinare nel deserto verso la terra promessa. Tuttavia a questo Suo desiderio mancava qualcosa di essenziale. Per quale ragione Dio cercava casa, compagnia tra gli uomini? Dio non era alla ricerca di una relazione generica, usa e getta. Dio cercava una relazione stabile e definitiva. E come l’avrebbe potuta esprimere? Proprio qui si avvia una storia che ha dell’incredibile e che solo la fantasia di un Dio innamorato poteva inventare.
Così è il Vangelo di Luca che oggi ci racconta dell’angelo Gabriele, inviato da Dio a una ragazza di Nazareth di nome Maria, e che era già promessa sposa di un giovane che si chiamava Giuseppe. Come se per lei, come diremmo noi, Dio “perdesse la testa”. Un Dio che Si preannuncia per entrare da lei e che Si commuove al pensiero che lei possa acconsentire alla Sua proposta. Non c’è proprio nulla di strumentale in tutto questo; c’è piuttosto qualcosa di profondamente bello e gratuito.
La tenerezza di Dio
Il dialogo tra l’Angelo e Maria è affascinante. Gabriele comincia dicendo: “Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te”, mentre nel cuore di Maria si accavallano domande. Come dicesse: “Perché questo saluto? Cosa mi sta dicendo?” Gli esperti di relazioni forse parlerebbero a questo punto di un delicato senso del pudore. Ma qui c’è dell’altro.
Certo, c’è tutto lo smarrimento di Maria che, sentendosi presa in così grande considerazione da Dio, reagisce formulando una domanda precisa: come può avvenire tutto questo se non conosco ancora un uomo? Ma c’è molto di più, c’è qualcosa di profondamente divino. Come se Maria cominciasse a percepire che in quel momento non la stava semplicemente desiderando un uomo, ma che era Dio stesso che la stava prendendo in considerazione. Come si sentisse avvolta, abbracciata da Dio.
Come raggiunta da uno sguardo che non ferisce, ma ti riempie di tenerezza infinita. Per questo Gabriele può dirle: “Rallegrati”. Kàire Maria. Così, in un delicato gioco di sguardi, s’avvia il compimento di una relazione d’amore tra Dio e l’umanità che per il “sì” di Maria diventa semplicemente possibile e reale. Nell’imminenza del Natale cristiano, a fronte di un mondo che si agita attivando emozioni deboli e superficiali, non basta fare qualcosa di buono, ma conta spaziare con lo sguardo, per custodire davvero questo singolare rivelarsi del mistero di Dio in noi: “Che sia questo, Signore / il tuo riposo? / Lo stupore / di un suono lontano, / il tempo / lungo degli occhi, / la veglia / infinita del cuore” (A. Casati).
Dire ‘sì’ come Maria Così Maria giunge a dire il suo sì convinto. E non è difficile immaginare che a questo era giunta attraverso un lungo esercizio di disponibilità a Dio e alla Sua volontà, disponendosi poi a ripetere quel sì per tutta la vita. Perché ormai le bastava che quel Figlio che si ritrovava in grembo poi crescesse “in età, sapienza e grazia”, sino a raggiungere il Suo compimento. Intuendo in quel momento che si sarebbe trovata, come ogni madre, ad attraversare strade impervie e dolorose.
A partire dai sospetti dei suoi stessi compaesani nei confronti di questa sua maternità umanamente inattesa, anche per il suo promesso sposo Giuseppe. Sino alla consapevolezza di dover assistere alla morte crocifissa di Suo Figlio. E come avrebbe potuto ancora sostenerLo, stando ai piedi della croce? Continuando a ripetere sì all’amore.
“Maria, Madre silenziosa, / che tutto immaginasti / senza parlare, oltre ogni visione umana, / aiutami ad entrare nel mistero di Cristo / lentamente e profondamente, / come un pellegrino arso di sete / entra in una caverna buia / alla cui fine oda un lieve correr d’acqua. / Fa’ che prima di tutto m’inginocchi ad adorare, / fa’ che poi tasti la roccia fiducioso, / e m’inoltri sereno nel mistero. / Fa’ infine ch’io mi disseti / all’acqua della Parola / in silenzio come Te. / Forse allora, Maria, / il segreto del Figlio Crocifisso / mi si rivelerà / nella sua immensità senza confini / e cadranno immagini e parole / per fare spazio solo all’Infinito” (J. H. Newman). Maria, madre e figlia del tuo Figlio, rendi anche noi ricolmi in questo Natale “di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19).
don Walter Magni
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