Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 17 Novembre 2024 – don Walter Magni

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PRIMA DOMENICA DI AVVENTO 

17 Novembre 2024 Anno BRito Ambrosiano

La venuta del Signore  

Luca 21,5-28 – In quel tempo. 5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e  di doni votivi, il Signore Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà  lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque  accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose:  «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il  tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi  terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10Poi diceva loro:  «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti,  carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.12Ma prima di tutto  questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle  prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione  di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi  darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.  16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di  voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà  perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. 20Quando vedrete Gerusalemme  circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano  nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che  stanno in campagna non tornino in città; 22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò  che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano,  perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e  saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i  tempi dei pagani non siano compiuti. 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla  terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno  per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno  sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.  28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra  liberazione è vicina». 

Fratelli, sorelle,
leggendo il brano di Luca (I domenica di Avvento, 17 novembre 2024) mi scorrevano davanti certe immagini a dir poco inquietanti, anche se sapevo che appartengono a un genere letterario apocalittico che non va preso alla lettera. E intanto mi prendeva dentro una domanda: come saranno stati gli occhi di Gesù mentre diceva parole tanto dure a riguardo della distruzione del Tempio che tanto amava?

“Badate di non lasciarvi ingannare”
Forse parole come queste si possono dire mostrando uno sguardo duro, ma resta vero che anche quando Gesù usava parole forti e inquietanti, non mutava affatto il colore dei Suoi occhi. Quegli occhi che giorno e notte erano abitati anzitutto da una profonda tenerezza. E immaginare che il Tempio e l’amata città di Gerusalemme un giorno sarebbero stati distrutti, non poteva che procurargli un dolore immenso e una grande tristezza. Come quando l’evangelista Luca ci racconta di Gesù che, giunto “alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: ‘Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi’” (19,41-42).

Anzi, poco prima delle parole del Vangelo odierno, Gesù s’era intenerito per una povera vedova che, a fronte dei ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio facendole risuonare, aveva invece fatto scivolare, silenziosamente, due monetine soltanto, due spiccioli. E proprio a quella vista gli occhi di Gesù s’erano caricati di tenerezza, tanto da invitare anche i Suoi discepoli ad accorgersi di lei, prendendola come esempio di generosità, di dedizione (Lc 21,1-4).

Ed è dunque nel contesto di questo elogio della piccolezza e del valore infinito agli occhi di Dio del gesto minimo, “mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi”, ecco il Signore Gesù che dice: ‘Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra’”. Tu Gli parli di una certa bellezza, ma Lui ne sta contemplando un’altra, più ricca e profonda, tutta da scoprire.

Non ti arrendere mai
Come potessi dire che proprio le parole forti che oggi abbiamo ascoltato volessero metterci in guardia anzitutto dal mito abbagliante della prepotenza che si nasconde in ogni pretesa di grandezza. Ed è in questo senso che gli occhi di Gesù, anche quando evocava eventi tragici, non perdevano il tono della tenerezza e sapevano piangere lacrime di partecipazione profonda ad ogni dolore e fatica del mondo. Come se proprio i Suoi occhi vedessero già gli eventi drammatici e tragici che lungo i tempi – e ancora oggi purtroppo – avrebbero percorso la Sua terra e il mondo intero.

Sguardo carico di tenerezza che subito vorrebbe rincuorare e sostenere le nostre deboli speranze, i nostri cuori stanchi e incerti. Perché Lui, che predilige anzitutto la piccolezza, non sopporta la strisciante opera di seduzione di coloro che, facendo leva sul loro potere, scoraggiano i piccoli abusando e approfittando di loro senza misericordia. Come volesse preservarci da tutto questo mettendoci in guardia dalla grande seduzione, dalla menzogna che pure sembrano trionfare. Come ci dicesse: non ti arrendere mai!

Neanche quando la fatica si fa sentire e il tuo piede inciampa. Quando i tuoi occhi bruciano e i tuoi sforzi sono ignorati. Quando la delusione ti avvilisce e l’errore ti scoraggia, il tradimento ti ferisce e il successo ti abbandona. Quando l’ingratitudine ti sgomenta e l’incomprensione ti circonda. Quando la noia ti atterra e tutto ha l’aria del niente e persino il peso del peccato ti vorrebbe schiacciare. Sono io che ti prego e ti dico: non ti arrendere mai. Stringi i pugni e ricomincia a sperare! Io sono al tuo fianco!

“Risollevate e alzate il capo”
La tenerezza di Gesù conosce la fatica della storia, la fatica di coloro che si rifiutano alla Bestia – così infatti la chiama l’Apocalisse –, che vorrebbe mettere il suo marchio su tutto. Ad essa si opporranno ancora tutti coloro che, nel nome di Gesù, sono decisi a costruire l’umanità, dando casa a chi scappa dalla Bestia, non ostelli di confinamento.

E così, riascoltando i toni apocalittici del Vangelo odierno avremo la grazia di scoprire il gusto di verbi incoraggianti. Come già sul finale del brano di Isaia della liturgia odierna: “farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni”. E i verbi, non della resa ma della resistenza del Vangelo, possono diventare come un viatico sul nostro cammino. E li possiamo elencare senza fatica, così come sono usciti dalla bocca di Gesù, mentre non smette di guardarci con quella Sua tenerezza capace di pianto: “Badate di non lasciarvi ingannare (….). Non vi terrorizzate (…). Avrete occasione di dare testimonianza (…). Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.

E, infine, come un no deciso davanti a qualsiasi resa: “Risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina”. Un invito forte di Gesù che risuonando in noi rimbalza poi dentro i nostri discorsi in casa e lungo le strade che condividiamo ogni giorno con la gente. Ed è urgente che ce lo ripetiamo dentro continuamente, perché ne abbiamo bisogno. Solo l’opera costante e tenace degli instancabili ci apre a un futuro migliore. Piccoli e instancabili, mai arresi, sono gli occhi di tutti coloro che ancora attendono il ritorno del Signore.

don Walter Magni