VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Anno B – Rito Ambrosiano – 18 luglio 2021
Il Signore dà vittoria al suo consacrato
VANGELO – Marco 10,35-45: In quel tempo. 35Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero:
«Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro:
«Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Fratelli, sorelle,
Gesù conosceva bene le tentazioni che attraversano chi si trova a esercitare qualche forma di autorità, di potere. Lui stesso vi si era imbattuto, quando, trovandoSi nel deserto di Giuda il diavolo stesso L’aveva provocato: “Tutto questo ti darò se, prostrato, mi adorerai” (Mt 4,9). Lasciamoci condurre dal brano evangelico di questa domenica (VIII dopo Pentecoste, 18 luglio 2021)
“Voi non sapete quello che chiedete”
Gesù stava viaggiando verso Gerusalemme. E per tre volte aveva tentato di annunciare che proprio la morte Lo attendeva. Già al primo annuncio Pietro s’era ribellato e Lo aveva persino rimproverato (Mc 8,32s); e al secondo poi i discepoli s’erano messi a discutere su chi tra loro fosse il più grande (Mc 9,33s). Infine – siamo al Vangelo odierno – Giacomo e Giovanni si fecero avanti dicendo: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. A Gesù forse saranno cascate le braccia, sentendo come tutti i Suoi preavvisi di morte fossero stati fatti semplicemente a vuoto. Come non avesse detto nulla d’importante. Ma il fatto è che ormai siamo agli sgoccioli quanto a predicazione, e a Gesù restava solo il tempo per qualche raccomandazione. Dov’erano finiti tutti i Suoi inviti a servire?
A mettersi a disposizione senza troppo calcolare? Per quanto scomodo, tuttavia l’evangelista Marco non tace, non oscura la domanda un po’ strana ch’era stata posta. Così per Gesù diventò piuttosto un’opportunità, un’occasione per ribadire il Suo modo di intendere il Vangelo. Non che Gesù disprezzasse il potere e ne facesse un tema sul quale calcare la mano per fare chissà che rovesciamento, che rivoluzione. Gesù piuttosto colse l’occasione per ribadire qual era il Suo stile di fondo. E subito si assicurò la loro fiducia, chiedendo in modo esplicito un atto di fedeltà, di attenzione nei Suoi confronti fino in fondo “‘Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato? Gli risposero: ‘Lo possiamo’”.
“Tra voi però non è così”
Poi Gesù fece un ragionamento: So che lo stile dei governi di questo mondo vi prende, ma “tra voi però non è così”. Tra voi che Mi seguite e Mi ascoltate: non si fa così, non così si esercita il potere. Perché l’avrebbe detto ancora: il Mio Regno “non è di questo mondo” (Gv 18,36): con la logica di questo mondo non ha nulla da spartire. Come stesse ormai consegnando una sorta di carta costituzionale, le Sue regole di fondo, i Suoi binari. Ma attenzione, anzitutto: Gesù non disse: Tra voi non sia così, come avesse fatto un augurio o avesse impartito una sorta di esortazione, ma piuttosto: “Tra voi non è così”. Perché se fosse così che voi vi comportate, secondo la logica del mondo e la sua visione del potere, allora voi non c’entrereste più con la mia comunità!
Il governo proprio all’interno della comunità cristiana, come anche nella Chiesa di sempre sino a d oggi, è ben altro. E la regola costituzionale che Gesù ha inteso regalare alla Sua Chiesa è quella di fratelli e sorelle che si servono gli uni gli altri, dove chi ha autorità, perché gli è riconosciuta, diventa servo dei servi, sino a toccare i piedi, lavandoli a tutti, nel nome del Signore. “Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: ‘Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io’” (Gv 13,12-15).
“Chi vuol diventare grande, sia vostro servo”
Importa rivedere certi comportamenti. Certi modi di agire dentro la Chiesa. Perché Gesù potrebbe avere qualche cosa da dire anche oggi a chi, nelle comunità cristiane, esercita il ministero dell’autorità e della guida: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Come diceva d. Tonino Bello: di solito “è la stola che richiama l’armadio della sacrestia dove, profumata d’incenso, fa bella mostra di sé.
Non c’è novello sacerdote che non abbia in dono per la prima messa una stola preziosa. Il grembiule, invece, per ben che vada, richiama la credenza della cucina dove, sporco e macchiato, è sempre a portata di mano della massaia. Ordinariamente non è un articolo da regalo, tanto meno a un prete. Eppure è l’unico paramento sacerdotale registrato nel vangelo della messa solenne del giovedì santo. Il vangelo infatti non parla né di casule, né di amitti, ma solo di questo panno rozzo di cui ‘il Maestro si cinse i
fianchi’ per la lavanda dei piedi degli apostoli, in segno di servizio e umiltà suprema” (stola e grembiule, 1993). Guardando a Gesù, Servo per amore, allora semplicemente prego: “Che io sia come te, perché, se sono come te, non posso fare che della mia vita un dono. Che il dono della mia vita sia il tuo. Che il mio servizio sia il tuo. Che il mio essere servo degli altri sia il tuo essere servo degli altri, come il Figlio dell’Uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire” (G. Moioli).
don Walter Magni