Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 19 Dicembre 2021 – don Walter Magni

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DIVINA MATERNITÀ DI MARIA

VI DOMENICA DI AVVENTO – Anno C – Rito Ambrosiano – 19 dicembre 2021

Domenica dell’Incarnazione

VANGELO: Luca 1,26-38. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù – In quel tempo. 26L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Fratelli, sorelle,

Nella domenica dedicata alla Divina maternità di Maria (19 dicembre 2021) siamo invitati a guardare alla madre di Gesù alle prese con un Dio innamorato. Rapito dalla sua bellezza, dalla sua capacità di ascoltare, da quella immediata e premurosa accoglienza nei confronti del dono che Dio le stava facendo, regalandole un figlio.

“Entrando da lei”

Prendo spunto da un’indicazione del Il° Libro di Samuele, dove si narra del re Davide che aveva deciso di costruire un tempio al Signore. Ma il profeta Natan lo raggiunge per dirgli: “Non tu costruirai una casa a Dio (…), ma Dio costruirà una casa per te” (7,5-11). Da sempre Dio sognava di riuscire a trovare casa tra gli uomini. Ma a riguardo della Sua casa la questione anche per Dio era molto delicata. Certo, tutte le religioni s’erano industriate a immaginare a loro modo una casa per il loro Dio, costruendo grandi palazzi, preziosi e belli. Ma Dio non era soddisfatto. Mancava qualcosa, mancava soprattutto qualcuno. Gli sarebbe bastato anche solo abitare in una tenda, come aveva sperimentato seguendo il popolo d’Israele nel deserto dell’Esodo.

A un tratto nel Suo cuore il desiderio di una propria casa si fa più preciso e diretto. È da qui che comincia il Vangelo che narra di un angelo inviato a Maria. Come un uomo che decide di costruirsi una casa dopo aver incontrato una donna, che già sogna come la madre di suo figlio, così Dio S’innamora di una ragazza che si chiama Maria. Scovata in un villaggio sperduto della Galilea delle genti. Così l’angelo Gabriele “entra da lei”, dice il Vangelo, entrando dalla soglia all’atrio di quella casa, ma per prendere un intimo contatto con lei. Entrare nella sua vita, intrattenendo con lei una familiarità profonda, da innamorato perduto, sino a sognare come un innamorato il meglio per lei e per quel Figlio che da lei sarebbe nato. Sino a trovare in lei riposo e pace infinita, senza misura e senza più calcoli per Sé, ma soltanto amore, amore per sempre.

La tenerezza di Dio

Anche il dialogo tra l’angelo e Maria è affascinante. Comincia Gabriele dicendo: “Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te”. E subito, una domanda attraversa il cuore di Maria: perché mi saluta così? Cosa mi sta dicendo? Gli esperti di innamoramento a questo punto parlerebbero di una reazione carica di pudore da parte di Maria. Qui c’è altro. Non solo la reazione di una donna che si sente osservata, guardata intensamente. In gioco c’è soprattutto lo sguardo di Dio, il Suo stesso modo di agire, l’eleganza e la raffinatezza del Suo modo di proporSi. Uno sguardo che non vuole ferire, ma riempire una donna di tenerezza.

E tutto questo il Vangelo lo riassume in una parola diretta esplicitamente a Maria: sei piena di grazia! Per questo “Rallegrati”; “non temere (…) perché hai trovato grazia”. Se Dio ti avvicina, se Dio ti raggiunge, non ti giudica, non ti vuole sovrastare o dominare. Nell’imminenza del Natale non ci è chiesto di fare chissà cosa per prendere atto che Dio ci ama alla Sua maniera e come a Lui piace. Ci è chiesto semplicemente di lasciarLo fare, lasciandoci raggiungere semplicemente. Permettendo alla Sua mano di accarezzarci con la delicatezza della quale solo lui è capace e sa. E viene in mente Osea: “Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio (…). A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare” (11,1-4).

Imparare a farsi dono

Così Maria dice il suo . Facendo spazio a Dio, facendosi casa di Dio, per Dio. E questo esercizio di disponibilità – non certo di sottomissione incosciente – continuerà per tutta la vita. Come una madre che tale resta per sempre per suo figlio. Purché Lui cresca “in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 2, 51-52). Maria per questo si troverà a percorrere le strade più difficili e impervie. Dai sospetti dei compaesani nei confronti della sua maternità, sino alla ignominiosa morte di Suo Figlio sulla croce. E già percorrendo questa strada Maria giungerà poi a concepire Gesù. Un vero e proprio travaglio spirituale. In questo senso è chiesto anche noi di saper cogliere in questo avanzare di Dio una grazia.

Ci è chiesto di fare spazio a un Dio così, sapendo entrare nell’ordine del Suo modo di presentarSi nella nostra vita. E intanto questi sono i giorni dei regali, della ricerca più o meno affannata di fare qualcosa pensando ai nostri cari e alle persone che più amiamo. Parandoci dietro il luccichio delle cose, senza pagare di persona. Così, spesso nascondendoci dietro pacchi dono sempre più incartati e ingombranti, la bellezza del volto scompare. E non se ne percepisce più il sorriso e la luminosità gioiosa e profonda. E, invece, meno è vistoso il dono e più facilmente si potranno intravvedere i tratti di chi te lo vorrebbe porgere. Provare l’emozione, l’ebbrezza senza prezzo di sentirsi pensati, amati. Come Maria davanti all’angelo. Come un bambino davanti all’inatteso. Come lo sono sempre i poveri davanti a Dio e al Suo singolare modo di farSi avanti, raggiungendoci tutti nel cuore.

don Walter Magni