II DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Anno B – Rito Ambrosiano
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli
Luca 12,22-31 – In quel tempo. Il Signore Gesù 22disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta».
Fratelli, sorelle,
mentre il Libro del Siracide esorta a metterci in ascolto: “nel tuo cuore tieni conto delle mie parole”, nell’Epistola Paolo, dando la sua testimonianza nei confronti di Gesù, afferma: “Io non mi vergogno del Vangelo”. Questo ci introduce ad accogliere e a comprendere in profondità le indicazioni preziose del Vangelo di questa domenica (II dopo Pentecoste, 2 giugno 2024).
Occuparsi senza preoccuparsi
Anzitutto l’invito è a non preoccuparsi: “Non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete”. E Gesù, esortandoci a non preoccuparci per la vita, sembra voler mettere sullo stesso piano cose necessarie come il cibo con cose secondarie come il vestito. Perché di fatto la vita è consegnata a questa sorta di intreccio, dove ciò che è primario diventa secondario e viceversa.
E proprio questa confusione, se non stiamo attenti, ci fa perdere la bussola nel valutare le cose, sapendo cosa viene prima e cosa viene dopo. E si finisce per non sapere più come uscirne, dovendo dare a volte un taglio netto a certe cadute di stile nella vita. Altro, infatti, è occuparsi delle cose sapendole governare e altro è essere tanto presi dalle cose della vita da esserne totalmente occupati. In questo senso preoccupati totalmente dalle cose e da certe situazioni. Permettendo adagio adagio di lasciare che tante cose inutili e superflue ci abitino illudendoci della loro importanza e del loro valore.
E così la mente e il cuore sono sempre occupati, preoccupati all’inverosimile. Sino a farci perdere tante occasioni e opportunità di incontro, di ascolto, di bellezza: il gioco sereno di un bambino, il volto carico di vita di un anziano, la bellezza di un fiore, l’azzurro rasserenante del cielo, così bello quando è bello! Pare che almeno due miliardi di persone nel nostro mondo si perdano ogni giorno per ore nei videogiochi elettronici, avviando una indistinzione che diventa terreno facile per depressioni psichiche sempre più difficili da curare.
Guardare nello sguardo di Dio
Ricordo la drammaticità di certi momenti della adolescenza, spesso avvolta da un mare di dubbi e di domande serie, sino a temere di non riuscire ad affrontare la vita con la dovuta serietà. Oggi sembra che l’adolescenza con la sua drammaticità si sia prolungata in tanti adulti, ma senza più domande di alto profilo, tutti presi da un gran bisogno di evasione, di tempo libero, di presa di distanza da quello che un tempo era chiamato il proprio dovere.
Forse un po’ di autoironia farebbe bene a tutti. La scritta a chiare lettere che compariva sulla maglietta di un ragazzo diceva, magari senza che lui se ne accorgesse davvero: “Dio esiste. Non sei tu. Rilassati!”. Per questo Gesù oggi si può permettere di dire: “guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. (…). Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano (…)”. Se ci stacchiamo dal predominio delle cose, l’affanno si attenua e lo sguardo diventa più nitido. Come scriveva Neruda: “Ognuno ha una favola dentro / che non riesce a leggere da solo. / Ha bisogno di qualcuno che / con la meraviglia e l’incanto negli occhi / la legga e gliela racconti”. Stando nell’orizzonte dello sguardo di Dio, s’impara a distinguere il necessario dal superfluo. E’ Dio che ci insegna dove sta la differenza: “Due passeri – infatti – non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10,29-31).
“Cercate piuttosto il suo regno” E infine l’invito è a cercare: “Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta”. Come ci venisse chiesto di darci da fare nella direzione giusta: “Cercate piuttosto il suo regno”. E piuttosto qui significa: anzitutto. Come fosse l’affermazione di una priorità che non ammette scuse e non accetta l’indecisione di chi vorrebbe ancora rimandare l’urgenza di darsi quella mossa che alla fine risulterebbe anche salutare!
Nella consapevolezza che andare per la strada del Regno di Dio comporta il senso della dismisura. Di quella generosità propria di Dio, che non calcola mai di principio. Lui semplicemente ama, perdona, dispensa misericordia senza calcolarSi mai. Insegnandoci il segreto del saper dare “in aggiunta”. Senza alcuna pretesa di ritorno, senza attese di chissà quale colpo di fortuna. Come fossimo raggiunti dalla grazia di ritrovarci in pace, proprio perché non calcoliamo più su niente e su nessuno, pur stando dentro il turbinio delle cose della vita.
E intanto t’accorgi di non essere mai stato tuo, perché frutto di una vita ricevuta, che ti è stata data in dono e che a tua volta non puoi che regalare. Sentendoti anzitutto figlio di un dono, non di un possesso. E puoi attraversare il mondo intero da signore, sapendo che “tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”, senza alcuna fretta, perché l’unica urgenza che conta è l’amore. M. Luther King diceva, al termine di un suo famoso sermone: “La paura ha bussato alla mia porta; l’amore e la fede hanno risposto; e quando ho aperto, fuori non c’era nessuno”.
don Walter Magni