Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 2 Giugno 2024 – don Walter Magni

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II DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Anno B – Rito Ambrosiano

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli

Luca 12,22-31 In quel tempo. Il Signore Gesù 22disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: non  preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La  vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non  mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi!  25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete  fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non  faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come  uno di loro. 28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel  forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa  mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo  mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose  vi saranno date in aggiunta». 

Fratelli, sorelle, 

mentre il Libro del Siracide esorta a metterci in ascolto: “nel tuo cuore tieni conto delle mie  parole”, nell’Epistola Paolo, dando la sua testimonianza nei confronti di Gesù, afferma: “Io non mi  vergogno del Vangelo”. Questo ci introduce ad accogliere e a comprendere in profondità le  indicazioni preziose del Vangelo di questa domenica (II dopo Pentecoste, 2 giugno 2024). 

Occuparsi senza preoccuparsi 

Anzitutto l’invito è a non preoccuparsi: “Non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né  per il corpo, di quello che indosserete”. E Gesù, esortandoci a non preoccuparci per la vita, sembra  voler mettere sullo stesso piano cose necessarie come il cibo con cose secondarie come il vestito.  Perché di fatto la vita è consegnata a questa sorta di intreccio, dove ciò che è primario diventa  secondario e viceversa.

E proprio questa confusione, se non stiamo attenti, ci fa perdere la bussola  nel valutare le cose, sapendo cosa viene prima e cosa viene dopo. E si finisce per non sapere più  come uscirne, dovendo dare a volte un taglio netto a certe cadute di stile nella vita. Altro, infatti, è occuparsi delle cose sapendole governare e altro è essere tanto presi dalle cose della vita da esserne  totalmente occupati. In questo senso preoccupati totalmente dalle cose e da certe situazioni.  Permettendo adagio adagio di lasciare che tante cose inutili e superflue ci abitino illudendoci della  loro importanza e del loro valore.

E così la mente e il cuore sono sempre occupati, preoccupati  all’inverosimile. Sino a farci perdere tante occasioni e opportunità di incontro, di ascolto, di  bellezza: il gioco sereno di un bambino, il volto carico di vita di un anziano, la bellezza di un fiore,  l’azzurro rasserenante del cielo, così bello quando è bello! Pare che almeno due miliardi di persone  nel nostro mondo si perdano ogni giorno per ore nei videogiochi elettronici, avviando una  indistinzione che diventa terreno facile per depressioni psichiche sempre più difficili da curare. 

Guardare nello sguardo di Dio 

Ricordo la drammaticità di certi momenti della adolescenza, spesso avvolta da un mare di dubbi e di  domande serie, sino a temere di non riuscire ad affrontare la vita con la dovuta serietà. Oggi sembra  che l’adolescenza con la sua drammaticità si sia prolungata in tanti adulti, ma senza più domande di  alto profilo, tutti presi da un gran bisogno di evasione, di tempo libero, di presa di distanza da quello che un tempo era chiamato il proprio dovere.

Forse un po’ di autoironia farebbe bene a tutti.  La scritta a chiare lettere che compariva sulla maglietta di un ragazzo diceva, magari senza che lui  se ne accorgesse davvero: “Dio esiste. Non sei tu. Rilassati!”. Per questo Gesù oggi si può  permettere di dire: “guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio,  eppure Dio li nutre. (…). Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano (…)”. Se ci  stacchiamo dal predominio delle cose, l’affanno si attenua e lo sguardo diventa più nitido. Come  scriveva Neruda: “Ognuno ha una favola dentro / che non riesce a leggere da solo. / Ha bisogno di  qualcuno che / con la meraviglia e l’incanto negli occhi / la legga e gliela racconti”. Stando  nell’orizzonte dello sguardo di Dio, s’impara a distinguere il necessario dal superfluo. E’ Dio che ci  insegna dove sta la differenza: “Due passeri – infatti – non si vendono forse per un soldo? Eppure  nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro  capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10,29-31).  

“Cercate piuttosto il suo regno” E infine l’invito è a cercare: “Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in  aggiunta”. Come ci venisse chiesto di darci da fare nella direzione giusta: “Cercate piuttosto il suo  regno”. E piuttosto qui significa: anzitutto. Come fosse l’affermazione di una priorità che non ammette scuse e non accetta l’indecisione di chi vorrebbe ancora rimandare l’urgenza di darsi  quella mossa che alla fine risulterebbe anche salutare!

Nella consapevolezza che andare per la  strada del Regno di Dio comporta il senso della dismisura. Di quella generosità propria di Dio, che  non calcola mai di principio. Lui semplicemente ama, perdona, dispensa misericordia senza  calcolarSi mai. Insegnandoci il segreto del saper dare “in aggiunta”. Senza alcuna pretesa di  ritorno, senza attese di chissà quale colpo di fortuna. Come fossimo raggiunti dalla grazia di  ritrovarci in pace, proprio perché non calcoliamo più su niente e su nessuno, pur stando dentro il  turbinio delle cose della vita.

E intanto t’accorgi di non essere mai stato tuo, perché frutto di una  vita ricevuta, che ti è stata data in dono e che a tua volta non puoi che regalare. Sentendoti anzitutto  figlio di un dono, non di un possesso. E puoi attraversare il mondo intero da signore, sapendo che “tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”, senza alcuna fretta, perché l’unica urgenza che  conta è l’amore. M. Luther King diceva, al termine di un suo famoso sermone: “La paura ha bussato  alla mia porta; l’amore e la fede hanno risposto; e quando ho aperto, fuori non c’era nessuno”. 

don Walter Magni