Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 21 Gennaio 2024 – don Walter Magni

III DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Anno B – Rito Ambrosiano

Il Signore ricorda sempre la sua parola santa

Mt 14,13b-21 – In quel tempo. 13Il Signore Gesù partì di là su una barca e si ritirò in  un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso  dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far  della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi;  congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non  occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro  che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla  di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,  spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e  portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa  cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 

Fratelli, sorelle, 

dopo il segno di Cana, la liturgia (III dopo l’Epifania, 21 gennaio 2024) ci racconta di un altro  segno: quello di un pane abbondante e fragrante che passando dalle mani di Gesù sfama e sazia  davvero, sino ad averne d’avanzo. Un segno che porta diritto al cuore del mistero di Dio che in  Gesù si fa dono per gli uomini, perché abbiano vita in pienezza: “Io sono il pane della vita; chi  viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete” (Gv 6,35). 

“Sentì compassione” 

Informato della morte di Giovanni il Battista, Gesù Si ritira in un luogo deserto. Ma la gente non Lo  lascia tranquillo e si mette sulle Sue tracce, così che Gesù, scendendo dalla barca “vide una grande  folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. Solo Matteo usa il termine compassione,  diversamente da Marco che parla di pietà e Luca di accoglienza. Ma cos’è propriamente la  compassione? Certamente è la sintonia profonda che Gesù percepisce in quel momento con quella “grande folla”. La benevolenza, la simpatia provata nel constatare la ricerca caparbia che ha  portato tutta quella gente a percorrere a piedi un lungo tratto di strada pur di trovarLo.

Come se con  loro si fosse instaurata una relazione che le parole non possono spiegare. Poi però viene il momento  dell’intelligente e della prontezza. E, come dice Matteo Gesù, sceso dalla barca, da loro un segnale  decisivo: “guarì i loro malati”. Ed è qui che si comprende cos’è la compassione vera: andare al  cuore della domanda della gente, cogliendo in quel momento proprio quell’urgenza che se non la risolvi tu, non la risolve nessuno. Come fosse un compito solo tuo.

Così, giunta la sera, davanti a  tutta quella gente i discepoli suggeriscono a Gesù di agire con buon senso: “congeda la folla perché  vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Gesù però è uno che non congeda nessuno. Senza  autogiustificarSi – che ci posso fare io? – ci introduce a comprendere che la compassione secondo il  cuore di Dio è inarrestabile e non è sottoposta ad alcuna restrizione, ad alcuna misura. 

“Date voi stessi da mangiare” 

Anzi, le stesse parole della risposta di Gesù ai discepoli sono radicali e paradossali: “date loro voi  stessi da mangiare”. Cioè: adesso mettetevi in campo anche voi e andate fino infondo, sino a farvi  mangiare se è necessario! Ma questi, invece, continuando per la loro strada, si limitano a constatare  la pochezza delle loro risorse: “non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”. E Gesù non replica più, decide di agire. Presi “i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la  benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla”.

Proprio come dirà ai Suoi  discepoli smarriti e confusi durante l’ultima cena: “Fate questo in memoria di me”. Perché questa  infondo è l’Eucaristia che Gesù ci ha insegnato: buttarsi in una avventura che ti coinvolge tutto,  senza più alcun calcolo, senza più trattenersi: “date loro voi stessi da mangiare”. È vero che  potremmo anche reagire dicendo: “se faccio il buono, rischio d’essere imbrogliato da questo che mi  sta chiedendo qualcosa, quando lo sanno tutti che la richiesta non risponde a verità”.

Ma allora chi  decide della verità ultima di una persona? Della possibilità che possa intuire la verità del gesto  gratuito con il quale rispondo alla sua richiesta? Di gente che giudica ce n’è troppa. Persone  convinte di avere visto tutto, che senza ascoltare hanno già pronto un verdetto di condanna. Più rare sono invece le persone disposte ancora ad amare. A guardare in faccia la gente senza pregiudizi,  disposti a tutto. Anche alle sorprese di un amore che ancora trasforma il cuore più arido e provato. 

“Tutti mangiarono a sazietà” 

L’esito della gratuità sconfinata che Gesù ci insegna è che “tutti mangiarono a sazietà”; oltre ogni  previsione: “portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano  circa cinquemila uomini…”. So di una donna che faceva l’elemosina a chiunque gliela chiedesse.  Sapeva d’essere spesso imbrogliata, ma se le chiedevano lei comunque dava. Non sono forse gesti  di questo genere, che potrebbero sembrarci tanto insensati e ingenui, che possono salvare il nostro  mondo?

Solo certe insensatezze possono ridarci il senso di un amore genuino, a fronte di tanti  espedienti che ostentano una saggezza che facilmente si trasforma in trincee che vorrebbero  difenderci dalla vulnerabilità nostra e altrui. Se amiamo solo coloro che per noi lo meritano, il  mondo non sarà mai contaminato da Dio. Gesù invece ci ricorda che “Dio fa sorgere il suo sole sui  cattivi e sui buoni”. Atteniamoci pertanto alla saggezza di questo antico testo spirituale: “Cristo non  ha mani ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi.

Cristo non ha piedi ha soltanto i nostri  piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri. Cristo non ha labbra ha soltanto le nostre labbra per  raccontare di sé agli uomini d’oggi. Cristo non ha mezzi ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli  uomini a sé. Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora. Siamo noi l’ultimo messaggio di  Dio scritto in opere e parole” (Anonimo Fiammingo). Infatti: “è nel deserto della compassione che  la terra assetata si trasforma in sorgente d’acqua viva” (Th. Merton).  

don Walter Magni 

Recent Posts

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 28 Settembre 2025 – don Walter Magni

V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO di San GIOVANNI IL PRECURSORE 28 Settembre 2025 Anno C…

25 Settembre 2025

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 24 Agosto 2025 – don Walter Magni

DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE 24 Agosto 2025 Anno C…

22 Agosto 2025

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 10 Agosto 2025 – don Walter Magni

IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE 10 Agosto 2025 Anno C - Rito Ambrosiano La tua mano,…

7 Agosto 2025

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 20 Luglio 2025 – don Walter Magni

VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE 20 Luglio 2025 Anno C - Rito Ambrosiano Ascoltate oggi la…

17 Luglio 2025

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 6 Luglio 2025 – don Walter Magni

IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE 6 Luglio 2025 Anno C - Rito Ambrosiano Sacrificio gradito al…

3 Luglio 2025

Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 29 Giugno 2025 – don Walter Magni

III DOMENICA DOPO PENTECOSTE 29 Giugno 2025 Anno C - Rito Ambrosiano Il Signore è…

26 Giugno 2025

This website uses cookies.