Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 21 Novembre 2021

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SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

Anno C – Rito Ambrosiano – 21 novembre 2021

I figli del Regno

VANGELO:

Marco 1,1-8. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo

1Inizio  del  vangelo  di  Gesù,  Cristo,  Figlio  di  Dio.  2Come  sta  scritto  nel  profeta  Isaia:  «Ecco, dinanzi  a  te  io  mando  il  mio  messaggero:  egli  preparerà  la tua via.  3Voce  di  uno  che  grida  nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», 4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume  Giordano,  confessando  i  loro  peccati.6Giovanni  era  vestito  di  peli  di  cammello,  con  una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Fratelli, sorelle,

la II domenica di Avvento (21 novembre 2021) ci propone l’“inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. L’evangelista Marco non ha scritto un libro con la preoccupazione di segnalare dei principi spirituali o una visione religiosa particolare, ma per invitarci a incontrare una persona precisa, identificata da nomi che chiedono d’essere scanditi: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Come li dovessimo memorizzare bene, facendoli nostri dentro, gustandone la profondità e la dolcezza.

“Inizio del Vangelo…”

“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”: tutte parole scelte con cura. Come se Marco volesse farci sapere che stiamo per iniziare a leggere un testo importante, carico di un segreto da scovare e custodire. Per incontrare un personaggio straordinario, col quale cominciare a familiarizzare. Così come si presenta. Gli esegeti ritengono che Marco, che ha per sé inventato il genere letterario vangelo, si stia rivolgendo a comunità diverse. Chi pensa a qualche città ellenistica della Galilea o della Decapoli, chi alla comunità della Siria e altri a quella di Roma. Marco sembra guardare lontano. E intanto si intuisce la fatica nei confronti dell’annuncio evangelico delle comunità cristiane d’Occidente. Che Marco, dunque, ci stia a suo modo provocando? Lui, che stando alla tradizione fu discepolo e primo interprete della memoria evangelica di Pietro, ma che poi ritroviamo anche al seguito di Paolo nei suoi viaggi. Come se in lui si raccogliesse sia la fatica ad uscire dai confini ebraici per annunciare l’evangelo, così come è stato per Pietro, sia la forza e l’entusiasmo di Paolo, ad andare continuamente oltre. Ai confini del mondo, pur di annunciare il Vangelo. Lui, che si è fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno. Perché “tutto io faccio per il vangelo”, a causa del Vangelo (1 Cor 9,22-23). Chi, dunque, è Gesù per me, per te, per noi? È buona notizia? “Inizio del vangelo di Gesù di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”, dice Marco. Può ancora iniziare Gesù in me? In chi ancora ci ascolta e incontriamo?

Iniziare a Gesù

Nella vita di tanti credenti trapela stanchezza e scoraggiamento. Come appartenessero a una Chiesa senza più sapore e qualità nell’annuncio e che non entusiasma più nessuno. Come si fosse persa per strada la forza degli inizi, la gioia di appartenere a una tradizione di santi e di martiri. Per questo conta accettare umilmente di ricominciare con Lui. E per poterLo ancora seguire serve una mediazione, che ci riporti alla freschezza propria di una iniziazione. Come la forza di una voce che ancora ci scuota, sciogliendo d’incanto la nostra libertà arrotolata su sé stessa. Oltre anche tante buone intenzioni e promesse, fatte e ripetute. Giovanni Battista sta all’inizio del Vangelo di Marco come un vero e proprio traghettatore che, conoscendo bene la sponda frastagliata e complessa delle nostre fatiche e incertezze, si pone sicura e vigorosa davanti ai nostri tentennamenti e alle nostre paure. “Come sta scritto nel profeta Isaia: ‘Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via’”. Cogliere appieno il valore inestimabile di Gesù significa lasciarsi introdurre a Lui, lasciandosi fare e deponendo orgoglio e il gioco dell’incertezza che rinvia e non si lascia convincere. Come avvenne un giorno, mentre Giovanni Battista stava seduto sul ciglio della strada con due suoi discepoli, vedendo Gesù che gli veniva incontro, subito Lo indicò loro dicendo: “ecco l’Agnello di Dio che si fa carico dei peccati del mondo”. Cioè: guardate a Lui e non preoccupatevi di me. E quelli si alzarono e si misero a seguire Gesù, restando con Lui per tutta la giornata.

Indicare Gesù

Iniziare a Gesù non significa necessariamente dover spiegare, dare ragione di chissà cosa. Lasciarci iniziare all’incontro con Gesù comporta lasciarci guidare anche solo con un segno, da una mano puntata, da un indice ben direzionato. Senza preoccuparci di dover acquisire subito chissà quale testimonianza. Persino le nostre fragilità potrebbero servire, diventare occasione propizia. Importa piuttosto accogliere, accettare che la nostra stessa esistenza, così com’è può diventare orizzonte della Sua presenza, spazio della Sua manifestazione. Accogliendo tutto il Suo fascino, abbandonandoci al Suo abbraccio. E se Gesù diventa così decisivo per me, anche gli altri non faticheranno a intuire la possibilità di fare altrettanto. Giovanni Battista è anzitutto colui che ci testimonia che Gesù è diventato decisivo per lui proprio a partire da quella sua esistenza. Decidendo che Gesù viene comunque prima di lui e lui dopo: “viene dopo di me colui che è più forte di me: io

non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Come anche Paolo scrive agli Efesini: “a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio”. Se pur continuando a stare dentro le nostre tradizioni e i nostri convincimenti dottrinali, semplicemente ritrovassimo il gusto del Vangelo degli inizi?

don Walter Magni