DOMENICA DELL’INCARNAZIONE O DELLA DIVINA MATERNITÀ DI MARIA
22 Dicembre 2024 Anno B – Rito Ambrosiano
Domenica dell’Incarnazione
Luca 1,26-38 – In quel tempo. 26L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Fratelli, sorelle,
si celebra oggi, la Domenica dell’incarnazione o della divina maternità di Maria (22 dicembre 2024). Una ragazza di Nazareth, un paesino sperduto della Galilea, che come ogni donna in Israele desiderava diventare sposa e madre. Oggi il vangelo ci annuncia, con stupore e tenerezza grande, che Dio S’è innamorato perdutamente di Maria, perché fosse per sempre la Madre di Suo Figlio, Gesù.
“Entrando da lei”
E al fruscio dell’angelo che la raggiunge – “entrò da lei” dice il Vangelo -, Maria viene presa come da un brivido di paura. E dunque l’angelo subito la rassicura, ricordandole che il nostro è un Dio affidabile e dice: “Rallegrati piena di grazia, l Signore è con te”. Perché se Dio ti viene incontro non è certo per intimorirti, ma per starti accanto, per abbracciarti se tu lo lasci fare; per rallegrarti il cuore, renderti felice. Così fu subito stupore. Come se in quella casa s’avviasse il sottile e silenzioso filtrare di una luce nuova, calda e avvolgente. Così come l’hanno sempre intuita i grandi artisti, spesso affascinati da questo vangelo, regalandoci i colori di un’infinità di annunciazioni.
E Maria altro non è che un’adolescente, colma di attese, di domande e di sogni. E in quel giorno ecco che una sensazione nuova la prende e l’avvolge, sentendosi intimamente ricercata proprio risentendo quelle parole: “il Signore è con te”, Lui ti desidera, vuole te! Già Maria ha sperimentato cosa voglia dire sentirsi ricercata, desiderata da Giuseppe; provando l’emozione di chi s’accorge che un impulso d’amore ti raggiunge. Ma ora il brivido, il fremito che l’attraversa è diverso.
Come fosse qualcosa di più profondo che prende le mosse dall’orizzonte vasto di quella Scrittura ch’è stata educata ad ascoltare sin da bambina. La stessa emozione che ha letto nel rotolo di Isaia, che pure aveva sperimentato la bellezza dell’essere ricercato da Dio per i suoi progetti. Così anche Maria si sente ormai trascinata in un vortice che la innalza oltre le sue misure, nel cuore stesso di Dio.
“Avvenga di me”
E Dio non abita sogni statici, immobili. Perché i sogni vanno e vengono, prendono strade, corrono oltre, nell’impensabile appunto. Per questo Maria chiede di poter capire quanto sta provando. Nella sua mente s’è infatti affacciato il volto di Giuseppe, che già le ha fatto ardere il viso. Certo, stando alle parole dell’angelo, si tratta di diventare madre del “figlio dell’Altissimo”, ma che ne sarà di
Giuseppe al quale s’è già legata definitivamente? Come il sogno di Dio in lei incrocerà i sogni che Giuseppe ha su di lei, con lei? È nel groviglio di queste domande che Maria decide di fidarsi di un Dio cui tutto è possibile. Così come dirà l’angelo, parlando dell’inattesa gravidanza di Elisabetta sua parente: “Nulla è impossibile a Dio”. Maria pronuncia dunque un sì netto, definitivo: “Ecco, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola”.
Un eccomi che avvia nei ritmi del tempo l’avanzare stesso di Dio. Un eccomi, che attraversando un delicato gioco di sguardi, avvia il compimento della relazione d’amore tra Dio e l’umanità. E che in forza del “sì” di Maria diventa semplicemente possibile, reale. Nell’imminenza del Natale, a fronte di un mondo che si agita attivando emozioni deboli e superficiali, non basta fare qualcosa di buono, ma conta spaziare, scrutare con lo sguardo, per custodire e non disperdere questo singolare rivelarsi del mistero di Dio in noi: “Che sia questo, Signore / il tuo riposo? / Lo stupore / di un suono lontano, / il tempo / lungo degli occhi, / la veglia / infinita del cuore” (A. Casati).
Il germogliare di Dio
E, tuttavia, spesso dimentichiamo che quella nascita, che proprio a Natale celebriamo, ha avuto bisogno di una lunga gestazione. Come se Dio stesso avesse dato a Maria il tempo di stupirsi e sudare, di provare in sé certe stanchezze, l’apparire di quel gonfiore. Qualsiasi nascita non viene dal nulla. Alla radice c’è sempre un principio che l’avvia e a questo segue un percorso lento, una direzione precisa che nell’arco del tempo la fa divenire. Sino a mostrarsi in tutto il suo splendore al mondo e a chi la vuol vedere.
E proprio questo modo tanto umano del venire di Dio tra noi ci riempie di consolazione. Perché se il nostro Dio fosse disceso dal cielo già grande, come si dice che succedeva agli dei di altri popoli antichi, forse ci avrebbe stupiti tanto. Mentre intenerisce e ci commuove accorgerci che il nostro Dio non ci è venuto incontro già bello e fatto. Ma ha voluto far suoi i nostri stessi ritmi di vita, questo nostro modo singolare di procedere per nascere.
Facendo suoi il giorno e la notte, i giorni che passano: l’attesa, il trepidare, l’ascolto dentro di un minimo movimento, quasi i sussurri di quanto poi sarà un pianto e un vagito. Maria, madre amabile e graziosa, madre dell’attesa silenziosa e paziente, aiutami ad accogliere e ad entrare sempre più profondamente nel mistero di Gesù, tuo Figlio. Fa’ che sappia inginocchiarmi ad adorare, sapendomi abbandonare sereno. Intanto alto e solenne risuona l’invito di Paolo ai Filippesi, come un canto: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!”
don Walter Magni