I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
27 Ottobre 2024 Anno B – Rito Ambrosiano
Il mandato missionario
Marco 16,14b-20 – 14Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Fratelli, sorelle,
in questa domenica (Prima dopo la Dedicazione, 27 ottobre 2024), detta anche in ambrosiano Domenica del Mandato Missionario, i pensieri si muovono tra casa e strade e un carro. La casa è quella dove stavano radunati gli undici, stando al Vangelo; poi ecco che Gesù indica loro le strade del mondo: “Andate in tutto il mondo”; dove, stando all’episodio degli Atti, Filippo s’imbatte con un carro, sul quale stava seduto un “Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia”.
In casa, seduti a tavola
E in casa undici discepoli – uno aveva tradito – stavano a tavola, scambiandosi, a tre giorni dalla morte di Gesù, qualche impressione sull’ignobile crocifissione che aveva subito. Ed ecco arrivare tutta trafelata Maria di Magdala. A dir loro che Gesù era vivo e che le era apparso nel giardino. Ma quelli faticavano a crederle. Perché proprio a lei? Perché a una donna? E mentre si infittivano le domande, sopraggiunsero altri due discepoli a dire che pure loro L’avevano incontrato, alle porte di Gerusalemme e che Gesù aveva voluto accompagnali per la strada, senza che loro sapessero che fosse proprio Lui.
Poi, giunti alla locanda, L’avevano però riconosciuto allo spezzare del pane. E in fine, mentre ancora gli Undici si trovavano a tavola, ecco che Gesù Risorto raggiunse anche loro. E li rimproverò per quella persistente incredulità nei confronti delle donne e dei due viandanti di Emmaus. Non era certo scontato credere che Gesù fosse tornato in vita, dopo che l’avevano visto morire. Erano preda di quel senso di fallimento, così come capita spesso ancora a noi oggi.
E finiamo per rintanarci in case, nelle chiese, come in una bolla chiusa. Lasciando che i discorsi della tavola abbiano il sopravvento, piluccando questioni che alla fine non si aprono alla speranza; con battute e sospiri che non convincono nessuno. Forse anche noi ci meriteremmo qualche rimprovero da parte di Gesù se mai ci sentisse parlare così nei nostri incontri di comunità e di chiesa. Troppo spesso chiusi nelle nostre cose, carichi di pensieri che non riescono ad andare oltre le pareti di casa.
“Andate in tutto il mondo”
Ma Gesù non teme le chiusure, non si ferma ai nostri dubbi. E al rimprovero fa seguire subito un invito: “andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”. Come dicesse: rendete più credibili le vostre parole stanche, con gesti di attenzione, di tenerezza, di cura per tutti coloro che incontrerete. Come fosse convinto che se noi abitassimo meglio le strade del mondo nel Suo nome, il lamento della tavola svanirebbe e alla sfiducia subentrerebbe la gioia.
Anche se proprio questo invito ad andare per le strade del mondo diventa un’urgenza che non ti lascia più in pace. E senti che non ti potrai sottrarre a nessuna delle molte strade che ti si apriranno davanti. Fossero anche viottoli e spiragli, dove ancora un pezzo di mondo respira. E anche stando al Libro degli Atti, gli inizi dell’annuncio del Vangelo sono carichi di stupore. Un angelo che aveva parlato a Filippo dice: “Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta”. “Ma è tutta deserta; chi posso trovare?”, avremmo potuto obiettare anche noi!
E quante volte, del resto, lo diciamo di non riuscire più a sopportare certi deserti ecclesiali o quel vuoto di senso che ci sembra sempre più impraticabile e pericoloso. Eppure è Gesù Risorto che ancora oggi ci ripete: “in tutto il mondo”. Perché anche il deserto è mondo e il vuoto più insopportabile appartiene a un certo mondo! Anche a questo mondo Gesù ci ha inviati. E ce ne dobbiamo pur fare una ragione: per riuscire a ricevere un annuncio è meglio di fatto un certo vuoto, che non il troppo pieno che tanto amiamo!
“Accostati a quel carro”
Ebbene, proprio in questo orizzonte senza più calcoli e misure, un angelo indica a Filippo un eunuco senza nome, amministratore dei beni della regina di Etiopia, che stava “seduto sul suo carro”. E subito gli dice: “Alzati”. Così come anche Gesù s’era rivolto alla ragazzina dodicenne che giaceva morta; o aveva gridato a Lazzaro ancora chiuso nella tomba o allo storpio, piegato a terra nella sua infermità. Il medesimo verbo – anàsteti – che i vangeli ci dicono di Gesù che risorge, balzando fuori dal sepolcro: alzati! sorgi: risorgi, ritorna a vivere, a star dentro la vita!
E non è forse proprio questa la parola, il verbo, da ridire senza stancarsi, in tempi nei quali la chiesa stessa si fa un po’ timorosa a fronte di un mondo sempre più sfrontato e disumano? Dove la guerra la fa sempre più da padrone e la pace sembra una parola indicibile e lontana? Tanto che dopo l’Angelo è lo Spirito in persona che sprona Filippo dicendo: “Va’ avanti e accostati a quel carro”. E sono davvero ancora molti i carri dove qualcuno continua a leggere e si fa domande.
Ma tu “Va’ avanti”, non ti scoraggiare! Ci sarà sempre qualcuno dentro un carro, in attesa di una parola buona, capace di quella speranza che possa interpretare la verità delle più antiche profezie, come quella di Isaia. E appena Filippo sale su quel carro l’impensabile avviene. E questo ci dice che non c’è carro che ci sia precluso. Sapendo stare accanto a quel fratello, a quella sorella, non dall’alto al basso, ma a distanza di occhi. In ascolto delle domande che ti vorrà regalare, così, come semplicemente te le vorrà dare.
don Walter Magni