Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 28 Maggio 2023 – don Walter Magni

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DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Anno A – Rito Ambrosiano – 28 maggio 2023

Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra

Giovanni 14,15-20 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se mi  amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché  non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non  vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete,  perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io  in voi». 

Fratelli, sorelle,  

a Pasqua la resurrezione di Gesù ci aveva stupiti al punto che non avevamo parole adatte per farcene  una ragione; ma giunti a Pentecoste (Domenica di Pentecoste, 28 maggio 2023) lo Spirito santo, il  Maestro interiore promesso da Gesù, ci raggiunge regalandoci gioia, senso di compimento. Come  Gesù aveva già detto ai Suoi nell’ultima cena: “il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà  nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). 

Spirito che sta al principio 

E chi è lo Spirito santo che Gesù ci ha regalato come dono prezioso e incomparabile? È anzitutto Dio  che sta in principio, in principio di tutto: “ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano  l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,2). E Colui che sta al principio di questo  mondo, al principio, alla radice di questa mia vita: “Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti  libravi sugli abissi dell’universo e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose,  scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti” (T. Bello). Poi fu una folgorazione,  un’intuizione che solo la buona notizia del Vangelo mi poteva donare: rendermi conto stupito che lo  Spirito santo è soprattutto Colui che sta al principio di Gesù, figlio di Dio e figlio dell’uomo.

Così  come l’Angelo dice rispondendo a Maria: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo  ti coprirà della sua ombra, perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (Lc  1,35) e come nel Credo riaffermiamo: “E fu concepito per opera di Spirito santo”. Spirito santo di  Pentecoste, torna a ridire in noi, in ciascuno di noi, le fattezze, i tratti di Gesù: la forza delle Sue  parole, il coraggio dei Suoi gesti, l’amore Suo che tutto Si dona, la misericordia che ancora ci  raggiunge e ci consola. Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla  loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza. Frantuma la corazza della nostra assuefazione  all’esilio, al silenzio. Ridona coraggio e speranza alla Chiesa.

Spirito libero come il vento 

E così il giorno di Pentecoste “venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si  abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano”. Un vento, come aveva detto Gesù a  Nicodemo, che “soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va” (Gv 3,8). Che se ti lasci raggiungere da Lui, avvolgere dalla Sua presenza, produce in te un vero e proprio  sbilanciamento. Ma non è impetuoso. Piuttosto Lo senti spirare in te come brezza leggera. Che ti  smuove dentro e ti sradica da certe abitudini vecchie, senza senso. Portandoti, se ti lasci andare, dove  non avresti immaginato. È questo, infatti, lo Spirito della tua libertà: che agisce senza imporsi,  indicandoti la rotta e la mèta.

E ti lascia al comando della tua esistenza, senza fasciarti la testa, senza  forzarti la mano. E lasciandoti condurre proprio al cuore delle tue infinite situazioni, fatte di sussulti  infiniti e continui gemiti, come un senso di compimento ti pervade e ti consola. Che se poi credi  d’averLo compreso, ecco che subito ti sfugge, come t’avesse sorpassato, preceduto. Come in amore,  quello vero, che mentre ti abbandoni affidandoti, già senti che un dono più grande ti ha riempito,  carico di stupore e meraviglia. Al punto che se continui ad accoglierLo ti sarà data la grazia di  percepire ancora la sovrabbondanza della Sua presenza così come l’abbiamo cantato: “del tuo Spirito,  Signore, è piena la terra”. Spirito dei ricominciamenti, Spirito della mia libertà, Spirito che riempivi di luce i profeti, ti prego, ti invoco: torna a parlarci ancora con accenti e toni di speranza. Spirito come fuoco che danza .

E come dice anche il libro degli Atti a Pentecoste: “apparvero loro lingue come di fuoco, che si  dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono  a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Spirito santo  continua a dividerti come fuoco ardente in tutte le lingue che vuoi. Entra. ti prego, in contatto con  tutti i nostri linguaggi. Soprattutto quelli più complessi e sofisticati. Quelli che noi sbandieriamo come  diritti e conquiste per l’umanità intera. Infondi in essi l’amore di Gesù: trasformandoli, incendiandoli  del tuo amore, carico di passione, capace di una testimonianza che sa ancora donarsi senza riserve.  Come proprio Gesù ci ha insegnato. Lui, che “avendo amato i suoi li amo sino alla fine” (Gv 13,1). 

Non dimentico l’emozione provata una sera presso il Muro del pianto, quando nel mezzo di una festa  senza fine vidi alcuni giovani ebrei danzare, ebbri di gioia. Abbracciati come amanti al rotolo della  Torah, della Bibbia. Era come un innamoramento. Mandaci ancora Signore, questo Spirito che ancora  ci faccia danzare al ritmo dell’amore che tu hai cominciato a diffondere come un’armonia senza fine  tra gli uomini. Che ancora ci ripeta i Tuoi passi, che sempre ci aiuti a stringere senza paura altre mani.  Nell’armonia di passi che si incrociano e, avanzando, aprono ancora il cuore alla speranza. Perché la  nostra fede non è affatto qualcosa di crepuscolare e di umbratile, da vivere nella penombra delle  nostre chiese. La nostra è ancora e sempre una fede ardente come un fuoco che danza senza fine.  

don Walter Magni