Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 28 Marzo 2021

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DOMENICA DELLE PALME

Anno B –  Rito Ambrosiano – 28 marzo 2021

Ecco, o figlia di Sion, il tuo re

MESSA  del  GIORNO:  Gv  11,55-57;12,1-11:  In quel tempo 55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti  dalla regione  salirono  a Gerusalemme  prima  della Pasqua per purificarsi. 56Essi  cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. 1 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?».6Disse  questo  non  perché  gli  importasse  dei  poveri,  ma  perché  era  un  ladro  e,  siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre  avete  me».  9Intanto  una  grande  folla  di  Giudei  venne  a  sapere  che  egli  si  trovava  là  e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro,11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

MESSA unita alla Processione con gli Ulivi – Gv 12,12-16 – In quel tempo. 12La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva  a  Gerusalemme,  13prese  dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore,   il   re   d’Israele!»   14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come   sta   scritto:   15Non   temere, figlia di Sion! Ecco il tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asina. 16I suoi discepoli al momento non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.
Giovanni Costetti, Ingresso di Cristo a Gerusalemme (1923 Firenze)

Fratelli, sorelle,

nelle celebrazioni di questa domenica (delle Palme 28 marzo 2021), il rito ambrosiano propone due episodi evangelici concomitanti: Gesù che va a Betania in casa di amici (Gv 11,55-57;12,1-11) nella Messa del giorno e l’ingresso trionfale in Gerusalemme (Gv 12,12-16) nella Messa delle palme o degli ulivi. Come ricorda la lettera agli Ebrei, continuiamo a tenere “fisso lo sguardo su Gesù”.

Un Dio fragile e vulnerabile

A fronte di un Dio forte e potente, la teologia più recente ha cominciato a parlare di un Dio debole. Gesù, il Figlio di Dio, che Si è compromesso con l’umanità, diventa vulnerabile e fragile come noi. Sino a sentirSi rifiutato proprio da coloro che semplicemente ama, come un fratello e un amico. In questo senso si potrebbe dire che anche Dio, in Gesù Suo Figlio, ha avuto i Suoi guai! Ricollegandoci all’episodio evangelico di domenica scorsa, dopo che Gesù ha resuscitato l’amico Lazzaro, la situazione ormai precipita. I Capi Lo vogliono morto e hanno ordinato di denunciarLo per poterLo arrestare (Gv 11,53.57). Quale può essere lo stato d’animo di Gesù, sentendoSi ormai spiato e braccato? Anche Lui, dunque, ha sperimentato la paura? Il bisogno istintivo di nasconderSi e di fuggire? Ciò che sappiamo dai Vangeli è che di lì a pochi giorni, nella notte di agonia del nostro Giovedì santo, Gesù Si rivolgerà al Padre Suo, pronunciando parole che fanno pensare e che rimandano a uno stato di prostrazione, di sfinimento interiore profondo. Come se Gesù fosse in preda a quello stato psichico che è la depressione: “la mia anima è triste fino alla morte” (Mt 14,34). E come La potrebbe superare se anche i Suoi amici, per la paura di perderLo e un po’ incoscienti, si rifugeranno nel sonno e dormiranno? Luca annota che Gesù “li trovò che dormivano per la tristezza” (Lc 22,46). Quando una tristezza così pesante comincia ad abitarci, non c’è scampo: o ti lasci aiutare tendendo la mano oppure la solitudine ti spacca dentro.

Betania, casa accogliente

Gesù non rimane solo: “andò a Betània, dove si trovava Lazzaro”. Dove Lo capirebbero anche solo gaurdandoLo in faccia. Qui avviene un capovolgimento. Non siamo noi, infatti, a cercarLo, ma è Lui, il Maestro, il Figlio di Dio, che bussa alla nostra porta. Come l’amico importuno della parabola (Lc 11,5-8) o, come anche dice nell’Apocalisse: “sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3,20). E per Lui la porta della casa di Betania si apre, tanto che subito “fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali”. Non si registrano parole. Gesù Si sente rassicurato dell’amico Lazzaro (Prov 27,9) e dalla cena imbandita in fretta da Marta. E anche Maria, l’altra sorella, osa qualcosa di indicibile. Si avvicina a Gesù e Lo abbraccia, Gli bacia i piedi e Lo consola come volesse raggiungerLo nel cuore: “prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”. La scena ha una sua evidenza e non va spiegata, come invece vorrebbe Giuda con i suoi ragionamenti. E anche noi, fissando il nostro sguardo su Gesù, cos’altro potremmo fare? “Sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita … E quasi ad ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi” (E. Hillesum, Diario)

La passione del compimento

Ed è Gesù stesso che ci aiuta a rileggere il senso del gesto di Maria, rispondendo a Giuda: “lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. Come dicesse: sta’ zitto, non rovinare la scena, lasciala fare., È un gesto così carico di tenerezza, di consolazione, che semplicemente ci sta. Mi aiuta, M’incoraggia ad andare avanti per la strada intrapresa. Posso ritornare senza paura tra la gente che ancora da Me s’aspetta un ultimo segno, un ultimo gesto d’amore. Infatti: “avendo amato i Suoi li amò sino alla fine” (Gv 13,1). In coerenza a quanto già da tempo ha deciso: “mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). Così, pur assediato dalla diffidenza e dalla paura, proprio da Betania Gesù ricomincia e riprende la Sua strada. Così, la mattina seguente, Lo ritroveremo presso le mura della città, fortificato e pronto ad andare incontro alla morte, “e alla morte di croce” (Fil 2,8). Giovanni racconta che “la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: ‘Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele’. Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra…”. È l’amore, l’esperienza indicibile di lasciarSi amare e di amare a Sua volta; che ci conforta e ci rasserena. Così, stando dietro di Lui, confusi tra la folla pure noi Lo acclamiamo. E il cuore già si commuove intuendo dove Lo porterà la passione del compimento.

don Walter Magni