SECONDA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
Anno A – Rito Ambrosiano – 29 ottobre 2023
La partecipazione delle genti alla salvezza
Mt 13,47-52
Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare – In quel tempo. 1Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: 47«il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Fratelli, sorelle,
col racconto della parabola della rete gettata in mare (II domenica dopo la Dedicazione, 29 ottobre 2023) si conclude la sezione dedicata nel Vangelo di Matteo alle parabole del regno (cap. 13). Al termine, Gesù pone ai Suoi ascoltatori una domanda: “avete compreso tutte queste cose?”, avete capito bene? Ad evitare possibili fraintendimenti tentiamo qualche precisazione di contesto.
“Il regno dei cieli è simile a una rete…”
Non è difficile immaginare che in genere tutte le parabole di Gesù derivino dalla Sua grande capacità di osservazione. Quante volte avrà potuto notare le barche dei pescatori che, a fine giornata, si allineavano lungo la riva del lago di Genezaret. E un giorno ne scorse in modo particolare due, dalle quali “i pescatori erano smontati e lavavano le reti” (Lc 5,2), mentre dentro Lo accompagnava l’urgenza di spiegare ai Suoi il senso del regno di Dio, la visione che il Padre Suo aveva del mondo. Così, rivolgendoSi a quelli che Lo attorniavano, cominciò a raccontare: “il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci”.
Come una grande rete che un pescatore, con gesto calcolato, getta nella distesa dell’acqua del lago. Come l’abbraccio di Dio che tutti vorrebbe accogliere, senza distinguere tra le sue creature. Un Dio appassionato, che spera sempre; come un pescatore pieno di attesa, mentre la rete cala lentamente sino a toccare il fondale per riuscire a raccogliere “ogni genere di pesci”. “Tutti i generi di pesci”, se vogliamo tradurre con più precisione questo passaggio. Come a dire che prima di distinguere importa accogliere, abbracciare fidandosi, sperare contro ogni nostra previsione triste, oltre certi pregiudizi e discriminazioni. Come Pietro che un giorno fidandosi di Gesù prese “una tale quantità di pesci che la rete si rompeva” (Lc 5,6-7). Fidiamoci dello sguardo accogliente di Dio, oltre le nostre scontate semplificazioni: “il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede” (Rm 15,13).
Discernere, senza separare
E siamo a una seconda osservazione. Gesù, infatti, ricordava bene un’operazione abituale per i pescatori, quando, tirata la rete “a riva, si mettono a sedere e raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi”. Ma va detto subito che qui Gesù stava pensando al futuro: avrebbe detto, infatti, poco dopo che “così sarà alla fine del mondo”. Perché il regno di Dio disseminato nella storia non dice ancora di quando “verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”.
Nessuno pertanto si arroghi il diritto di anticipare quel discernimento che Dio ha affidato agli angeli. Stiamo alla tempistica che Gesù ci ha insegnato venendo in questo mondo, entrando nel ritmo paziente del tempo. Ci è chiesto di entrare nella sua pazienza e di non essere precipitosi mettendo in atto giudizi e discernimenti affrettati.
Non dimentichiamo, infatti, che nella parabola del buon grano e della zizzania il padrone rimprovera i servi che dicono: “’Vuoi che andiamo a raccoglierla?’. ‘No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio’” (Mt 13,28-30). Piuttosto, dove e come possiamo aggiustare il mondo, ripariamolo: assumendoci tutte le nostre responsabilità, come sta scritto: “Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,57).
L’arte sapiente dello scriba
Ci è chiesto di abitare questo nostro tempo, carico di bene e costantemente minacciato dal male, sapendo scorgere, con sguardo positivo, i segni della speranza. Autorizzati, invitati anzitutto a pensare bene, a scorgere il bene che Dio creatore ha diffuso nel mondo sin da principio. Come la semente buona gettata dal seminatore a piene mani su terreni tanto diversi. Consapevoli che lungo il nostro tempo sempre il seminatore uscirà a seminare, regalandoci il seme della Sua Parola e della Sua inestimabile presenza (Mt 13,1-23).
Non c’è infatti situazione, per quanto drammatica, che non possa essere occasione promettente per il progresso e la gioia della nostra fede. Declinando in questo modo quanto Gesù stesso ci ricorda al termine del Vangelo odierno, invitandoci ad acquisire con intelligenza sempre più l’arte propria dello scriba che, “divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
Esercitarsi giorno dopo giorno ad avere uno sguardo sapiente significa saper tenere sullo sfondo costantemente i principi e i valori che una lunga tradizione cristiana ci ha trasmesso, declinandoli con la misericordia, la benevolenza, la magnanimità e la pazienza. Affidandoci a Dio con le parole del salmo 89: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Proprio a questo, infatti, ci provoca Gesù che ancora oggi ci chiede: “Avete compreso tutte queste cose?”. E se i Suoi “gli risposero: ‘Sì’”, sia così anche per tutti noi!
don Walter Magni