Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 30 Luglio 2023 – don Walter Magni

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IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Anno A – Rito Ambrosiano – 30 Luglio 2023

Ridonami, Signore, la gioia del perdono

Marco 2,1-12 In quel tempo. Il Signore Gesù 1entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo  alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto  neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. 3Si recarono da lui portando un  paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,  scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su  cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono  perdonati i peccati». 6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla  così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel  suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro  cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati,  prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di  perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’  a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti  si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». 

Fratelli, sorelle, 

Gesù, al paralitico calato dal tetto della casa dove stava parlando aveva detto: “Ti sono perdonati i  peccati” (IX domenica dopo Pentecoste, 30 luglio 2023). E cosa c’entra il perdono dei peccati con  la sua guarigione? I farisei, compresa la questione, infatti dicono “Perché costui parla così?  Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”. Cosa avevano capito davvero? 

“Ti sono perdonati i peccati” 

Fin quando Gesù moltiplicava il pane per sfamare la gente, permetteva una pesca miracolosa per i  Suoi che la notte non avevano preso nulla, l’entusiasmo nei Suoi confronti era sicuro. E non era  difficile attribuirGli poteri particolari, abilità magiche. Così che spesso doveva difenderSi e sfuggire  da letture troppo banali e semplificanti. Far precedere un miracolo di guarigione dalla formula di  perdono dei peccati finiva pertanto per complicare le cose, soprattutto ai benpensanti, che subito si  sentivano in dovere di intervenire per correggere il tiro. Gli stessi barellieri che avevano calato  davanti a Gesù il paralitico non s’aspettavano che la sua guarigione.

Gesù per dire la Sua avvia una  procedura che obbliga a pensare, ad andare oltre: quali interrogativi poneva alla gente la condizione  di malattia evidente in quell’uomo? Qual è la debolezza più profonda e radicale degli uomini? Quella del peccato come distanza estrema da Dio. E questo è il punto più difficile che anche oggi  fatichiamo a mettere a fuoco e a capire. Perché d’istinto saremmo portati a ritenere che la colpa e  l’errore non ci appartengono Ci consideriamo in genere come degli eterni esenti, respingendo di  principio qualsiasi responsabilità o complicità nel male. E ci siamo abituati a ritenere che le colpe  sono sempre degli altri, della società, delle istituzioni, del sistema al quale apparteniamo. Ben  lontani dalla preghiera continua del Pellegrino russo che continuava a ripetere continuamente con le  labbra e col cuore: “Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore”. 

Riconoscersi peccatori 

Ci è chiesta una conversione, se vogliamo superare quella situazione nebulosa che continuerebbe a  disquisire in modo formalmente corretto del peccato, senza però che il cuore possa provare  compunzione e pentimento. Una condizione simile a quella di quegli scribi che, mentre Gesù  perdonava un paralitico del suo peccato, pensavano in termini polemici e aggressivi: “perché costui  parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”.

Persino Gesù Si stupisce  di questo giudizio sfasato che Lo vorrebbe addirittura in contraddizione col Suo essere Figlio di  Dio. Così come continuerebbe a meravigliarSi anche per tutte le volte nelle quali noi giudichiamo  gli errori degli altri con una sfrontatezza che alza il tono dell’accusa in proporzione alla copertura delle nostre colpe, soprattutto quelle meno visibili ai più. Spesso un giudizio emesso sugli altri è  drastico e senza possibilità di appello.

Mentre ci assicuriamo che i nostri affari procedano al meglio,  sentendoci sicuri d’averla fatta franca ancora una volta. Ma al tempo delle vacche grasse, dei  sotterfugi e dei calcoli banali ecco subentrare tempi più difficili, dove la sospensione e l’incertezza  la fanno da padroni. La nostra ostentata sicurezza, nel prospettare un futuro prospero e carico di  promesse tace, mentre ci viene data ancora l’opportunità, se già non è una grazia, di rientrare in noi  stessi e pensare, considerare, renderci conto che siano tutti, buoni e cattivi, sulla stessa barca.  

Cos’è più facile per Gesù? 

E Gesù ci aspetta al varco come aspettava quell’uomo: “perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha  il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua  barella e va’ a casa tua”. Anche oggi Gesù ti vuole risanare tutto, da cima a fondo! Ad una  condizione: che anche senza dire una parola Lo riconosciamo per quello che è, fossimo anche solo i  barellieri.

Allora Lui può cominciare ad agire, restando in attesa di un nostro sguardo che dica  anche solo un pentimento, una disponibilità del cuore. Perché la remissione dei peccati, la  restaurazione del cuore, non è mai uno scherzo. Se a Lui è costata la vita, allora un cenno, un  assenso nostro Gesù lo può pure pretendere. Come anche scriveva s. Ambrogio nell’Exameron: “Il  Signore Dio nostro creò il cielo e non leggo che si sia riposato; creò la terra e non leggo che si sia  riposato; creò il sole, la luna le stelle, e non leggo nemmeno allora che si sia riposato; ma leggo che  ha creato l’uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui rimettere i peccati”.

LasciamoGli il diritto di perdonarci i peccati, di riempirci della Sua misericordia. Anche e proprio  passando attraverso l’Eucaristia, come diceva un grande s. Giovanni Cassiano ai suoi monaci che si  vantavano di riceverla solo una volta all’anno: «Non dobbiamo infliggerci la sospensione dalla  comunione del Signore poiché abbiamo coscienza di essere peccatori. Al contrario, dovremmo  riceverla con un’avidità maggiore, per trovarvi la salute dell’anima e la purezza dello spirito”.

don Walter Magni