Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 5 Dicembre 2021

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QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

Anno C – Rito Ambrosiano – 5 dicembre 2021

L’ingresso del Messia

VANGELO: Luca 19,28-38 Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.
In quel tempo. 28Il Signore Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo:
«Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

Fratelli, sorelle,

“Se invece di voltarci indietro, guardassimo avanti, se invece di guardare le cose che si vedono, avessimo l’occhio attento a quelle che non si vedono ancora, se avessimo cuori in attesa, più che cuori in rimpianto, nessuno ci toglierà più la nostra gioia”. Così scrive don Primo Mazzolari. E Gesù è uno che cammina guardando avanti, senza mai voltarSi indietro. Che va risoluto verso Gerusalemme, come dice il Vangelo di questa domenica (IV di Avvento, 5 dicembre 2021).

“Camminava davanti a tutti”

Luca, prima di narrare l’ingresso di Gesù nella città Santa, riporta una nota sul modo nel quale Gesù Si avvicinava, riferendosi probabilmente a un ricordo che gli era stato riferito: “camminava davanti a tutti”. Come fosse Lui il condottiero di questa singolare avventura d’amore. Mosso da un solo grande desiderio, da una passione intensa e profonda. Mentre dentro Si portava una grande solitudine, soprattutto rispetto ai Suoi discepoli. Poco prima di arrivare a Gerico, infatti, Gesù aveva annunciato che il Figlio dell’uomo sarebbe stato catturato, ucciso e che sarebbe risorto il terzo giorno. Ma Luca annota che proprio i Suoi amici non avevano capito niente e “quel parlare restava oscuro per loro” (Lc 18,34). È con questo stato d’animo che Gesù, dunque, guardava a Gerusalemme che Gli si stagliava davanti, in tutto il suo splendore. Camminando “davanti a tutti”, come un pastore davanti al Suo gregge, come un condottiero. Nessuno più Gli stava attorno, Gli faceva domande, chiedeva miracoli. Gesù incontro al Suo destino di morte e di resurrezione senza sentirSi capito e consolato. Come avesse condiviso ormai l’amaro destino di desolazione e di morte che anche Gerusalemme avrebbe dovuto subire di lì a poco. Viene alla mente il passo nel quale Gesù, preso da un moto di pianto, sotto le mura gridò: “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37).

“Troverete un puledro”

Era come se fosse venuto meno una direzione, anche in chi Lo stava accompagnando. Si fidavano di Lui, seguendoLo, senza pretendere di capire. Cosa stava avvenendo? Lui, che aveva detto tutto di Sé, che aveva compiuto segni che solo il Figlio di Dio avrebbe potuto fare, Lui che li entusiasmava e li incoraggiava dov’era finito? Ora era lì, tutto assorto in chissà quali pensieri. Ma, d’un tratto, ecco un sussulto. Decise di fare come un tentativo, di lanciare un segno, un messaggio che aveva tutto il sapore di qualcosa di nuovo, di inedito persino. Gesù Si voltò verso i Suoi e, fissando lo sguardo su due discepoli. disse: “Andate al villaggio di fronte, entrando troverete un puledro sul quale non è mai salito nessuno. Scioglietelo e conducetelo qui”. La proposta era piuttosto strana, inattesa: perché mettersi a cercare un asino? Cosa Se ne sarebbe potuto fare Gesù? Dove sarebbe voluto arrivare? Tanti profeti avevano preannunciato un ingresso trionfale del Messia nella Città santa: che c’entrava questo puledro d’asina? Quando tutti, dovendoci inoltrare per qualche responsabilità riconosciuta, ci fregeremmo di qualche titolo altisonante, proponendo discorsi retorici e prolissi, Gesù decise di andare controcorrente. Invitando anche noi che Lo seguiamo a fare altrettanto. Che riconoscimento ci sarebbe dato se dovessimo montare come Lui in groppa a un asinello? Dove si dirigerebbe il nostro sguardo? Alla ricerca di un minimo riconoscimento, di un sussulto di gloria sperata e che nessuno ti tributerà se semplicemente la cerchi per amor proprio?

“Il Signore ne ha bisogno”

Colpisce il fatto che proprio di un asino il Signore avesse bisogno: “se qualcuno vi domanda: ‘Perché lo slegate?’, risponderete così: ‘Il Signore ne ha bisogno’”. Proprio Lui, il Figlio di Dio, ne aveva bisogno. Cosa avrà compreso quel giorno uno sparuto gruppo di amici e di gente, mentre Gesù, cavalcando un asinello, avanzava, acclamato e trionfante, verso la città del Suo compimento? Non è difficile dubitare della loro comprensione, ma neppure siamo così certi della nostra capacità di inoltrarci in un mistero tanto grande. Anche l’evangelista Giovanni nota che “i suoi discepoli sul momento non capirono queste cose” (Gv 12,16). Avrebbero compreso dopo: ma in quel momento proprio nulla. Il dato di partenza è che Lui ne ha bisogno e questo basta. Tanto Lui non S’arresta davanti alle nostre incomprensioni a certe caparbie ignoranze! Così come non sembra rinunciare anche oggi all’ignoranza di molti credenti, spesso incoscienti e superficiali. Come si combinerà la nostra ignoranza con questo Suo andare avanti? Solo l’amore di un Dio che non calcola lo sa sostenere Guidato da una misericordia che supera ogni aspettativa. Del resto anche un non credente pensoso come Ignazio Silone scriveva con tristezza e rammarico: “Mi sono stancato di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa indifferenza con cui si aspetta l’arrivo dell’autobus”. Ma Gesù non Si stanca affatto, di andare avanti, di avanzare ancora. Senza temere la nostra ignoranza e certe insopportabili indifferenze. La santa follia di un Dio fatto così!

don Walter Magni