Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 5 Gennaio 2025 – don Walter Magni

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DOMENICA DOPO L’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

5 Gennaio 2025 Anno CRito Ambrosiano

Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi

Luca 4,14-22: In quel tempo. Il Signore 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la  sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne  a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a  leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18Lo  Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a  portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a  rimettere in libertà gli oppressi, 19a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20Riavvolse il rotolo,  lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora  cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano  testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.  

Fratelli, sorelle, 

mentre ancora il clima del Natale di Gesù bambino ci avvolge e il Vangelo di questa liturgia (domenica dopo l’Ottavia del Natale del Signore, 5 gennaio 2025) ricorda che la fama di Gesù, dopo  il Battesimo al Giordano si diffondeva per tutta la Galilea, è inevitabile percepire un contrasto tra la  vita nascosta di Gesù a Nazaret per tanti anni e questa Sua notorietà che all’improvviso si manifesta.  

Lo spaesamento  

Anzi, di un vero e proprio spaesamento si potrebbe dire a riguarda di quella trentina d’anni trascorsi  da Gesù nel nascondimento. Mentre Matteo ci informa degli spostamenti che i Suoi genitori dovettero  fare per proteggerLo dalla furia omicida di Erode, Luca riferisce due episodi che si incentrano sul  tempio di Gerusalemme. Quello della presentazione di Gesù, a pochi giorni dalla Sua nascita e quello  del Suo ritrovamento, ormai dodicenne.

A riguardo del quale Luca conclude, dicendo, molto  sinteticamente, che Gesù “partì con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre  serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e  agli uomini” (Lc 2,51-52). Dunque, questa sorta di vuoto di notizie, di silenzio complessivo a  riguardo dei trent’anni di Gesù a Nazaret, potrebbe indurci a pensare ad una vita trascorsa nella  normalità. Come se Dio stesso, per imparare ad essere uomo avesse deciso di nasconderSi nelle  pieghe dell’ordinarietà dei giorni che passano e poi come d’incanto all’improvviso cominciasse a  manifestarSi.

Al punto, come ricordato il Vangelo odierno, che “tutti gli davano testimonianza ed  erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. Lo spaesamento dei Suoi  compaesani che stando ad un racconto di Marco, all’udirLo parlare si dicevano tra loro: “’non è costui  il falegname, il figlio di Maria e il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle  non stanno qui da noi?’. E si scandalizzavano di lui” (6,3-4).  

La Sua e nostra carne  

E un altro contrasto lo si potrebbe rinvenire nell’uso che la liturgia odierna fa della parola carne. Per  un verso il ritornello del responsorio ci riporta al prologo di Giovanni, facendoci ripetere che: “Dio  si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi”. Dunque: carne intesa come umanità desiderata da  Dio, sintesi dei suoi desideri più profondi. Ma un passaggio dell’Epistola ai Romani riprende questa  stessa parola, ricordandoci che “quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a  Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di  Dio abita in voi”. Una carne, quella descritta da Paola, che contrasta con la carne di Gesù, così 

com’era stata concepita in Maria per opera dello Spirito santo. Come del resto anche Gesù afferma  facendo Sua la profezia di Isaia: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato  con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la  liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del  Signore”. Contrasto che pure si potrebbe percepire nelle parole poetiche del Siracide proposte dalla  liturgia odierna, dove proprio la Sapienza afferma di sè: “Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e  come nube ho ricoperto la terra… Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle  profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso  dominio”. E ti domandi: dov’è finita oggi questa sapienza? Dove ancora la possiamo ritrovare? 

Umanità affidabile, contagiosa 

Così la domanda si fa più diretta e chiara: che umanità è venuto ad abitare Dio, facendoSi carne della  nostra carne? Un’umanità che possiamo riconoscere proprio e soltanto attraverso la Sua vita, come  testimoniano i Vangeli. Che umanità abita Gesù che, entrando nel tempio scaccia i venditori e rovescia i tavoli dei cambiavalute? Che umanità starà esercitando, quando rimprovera i discepoli che  cacciano i bambini? Che umanità manifesta Gesù che accoglie tutti senza distinzioni e poi mangia  con i peccatori; Si lascia avvicinare da una prostituta e tocca i lebbrosi, vedendo anzitutto amore là  dove tutti vedono solo peccato? Che uomo è Colui che decide di proclamare a tutti le Beatitudini?  Che pratica di umanità vive Gesù che non ha esitato ad entrare in conflitto con le autorità religiose del Suo tempo per difendere nel diritto dei poveri il primato della volontà di Dio? Che umanità abita  Gesù, che incontrando tanti malati nel corpo e nella mente, entra senza fatica in empatia diretta con  loro, volendo regalare anzitutto pace, serenità, consolazione? È così dunque che la Sua umanità  diventa per noi desiderabile, irresistibile, contagiosa! Come ci ricorda s. Ambrogio quando scriveva:  “Cristo è tutto per noi! Se vuoi curare una ferita, Egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, Egli è la  fonte; se sei oppresso dall’iniquità, Egli è la giustizia; se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza; se temi  la morte, Egli è la vita; se desideri il cielo, Egli è la via; se sei nelle tenebre, Egli è la luce. Gustate e  vedete come è buono il Signore: beato è l’uomo che spera in Lui!” (De Verginitate).

don Walter Magni