DOMENICA DI PENTECOSTE
Anno C – Rito Ambrosiano – 5 giugno 2022
Del tuo Spirito, Signore, č piena la terra
LETTURA del Vangelo secondo Giovanni 14,15-20 – In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Fratelli, sorelle,
in questa domenica di Pentecoste (5 giugno 2022) “vorrei affermare anzitutto che lo Spirito santo c’è, oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli. Accorgendomi con voi che lo Spirito è all’opera: arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi e che ci resta solo il compito non tanto di risvegliarlo, ma di riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro” (C. M. Martini).
Come è stato per Gesù
Perché così è stato anzitutto per Gesù. Il primo che consapevolmente ha lasciato fare allo Spirito santo è stato Gesù. Se vogliamo dire qualcosa di buono e di vero di Lui, se solo Lo vogliamo comprendere nella Sua verità più profonda, dobbiamo arrenderci al fatto che Gesù è entrato nel mondo come Figlio di Dio in forza di un preciso e voluto atto di concepimento dello Spirito santo in una giovane donna, Maria, come affermiamo nel Credo. Pertanto, l’intera esistenza di Gesù va riletta in questa prospettiva. Al punto che lo Spirito santo compare nei momenti decisivi della vita di Gesù: come colomba che Lo raggiunge in occasione del Battesimo di Giovanni; come Maestro interiore che Lo conduce nel deserto, prima di avviare la Sua vita pubblica di predicazione e di miracoli, lungo le strade della Palestina.
E va colta una particolare presenza dello Spirito soprattutto in occasione della Sua preghiera, come dice Paolo nella Lettera ai Galati: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (4,6). Sino a infonderGli la forza e il coraggio di esprimere per amore il supremo atto di dono di Sé, morendo sulla croce. E se lo Spirito santo così ha operato in Gesù definendoLo Figlio di Dio, così anche noi siamo figli nello stesso Spirito del Figlio. Quasi una verità che andrebbe riscoperta e recuperata con urgenza e insistenza, soprattutto oggi: non siamo affatto frutto del caso, di qualche combinazione genetica. La radice e il senso della nostra esistenza è spirituale. Siamo anche noi opera, frutto di Spirito santo.
“Ricevete lo Spirito santo”
C’è una espressione che Gesù pronuncia nel Cenacolo, la sera del giorno di Pasqua, incontrando i Suoi discepoli, così felici di poterLo rivedere. Gesù regala loro, quasi frutto ultimo della Sua Pasqua, lo Spirito santo: “ricevete lo Spirito santo” (Gv 20,22). Come se Gesù fosse preso da un solo grande desiderio nei loro confronti: lasciare il meglio di Sé a ciascuno di loro. Come dicesse: tanto lo Spirito santo è la verità piena della Mia esistenza, mi ha fatto giungere sin qui, oltre la morte, che proprio questo desidero per voi: che siate raggiunti per sempre da Lui! E potremmo riandare ad alcuni passaggi dei Vangeli letti in queste ultime domeniche, ripresi dai Discorsi dell’Ultima cena, nei quali Gesù, mentre evidenzia ai Suoi una indicibile nostalgia del Padre, tuttavia sembra non volerSi staccare più da loro. E per questo dice: “rimanete in me e io in voi” (Gv 15,1-8).
E questa profonda unità e consonanza solo lo Spirito santo la può attuare. Perché lo Spirito santo in tutti coloro che nella Chiesa, di tutti i tempi, si lasciano da Lui plasmare e condurre, altro non fa che imprimere le stesse caratteristiche di Gesù: il Suo modo di sentire, di vedere, di incontrare, di accogliere. Il Suo modo di amare: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”, canterà Paolo nella Lettera ai Filippesi (2,5). “O Gesù, inondami del tuo Spirito e della tua vita. Penetra in me e impossessati del mio essere, così pienamente, che la mia vita sia soltanto un’irradiazione della tua. Aiutami a spargere il profumo di Te, ovunque vada” (Card. H. Newman).
“Del tuo Spirito Signore è piena la terra”
E il salmo responsoriale di questa liturgia di Pentecoste ci ha fatto ripetere più volte come una verità che un poco contrasta col nostro sentire: “del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”. Dove Lo si sente ancora oggi vibrare, non dico nel mondo, ma almeno dentro le nostre chiese? Stando al Libro degli Atti, lasciamo che ancora parlino i fatti. Perché “a quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”. Forse lo Spirito, che soffia dove vuole e come vuole, magari non Lo si sente spirare con forza là dove ce lo aspetteremmo con l’evidenza della dottrina, con la forza e la convinzione propria della tradizione. Per questo resta un primato della gente che ancora sente, che dice a suo modo una Chiesa che ancora continua a sentire e continuamente a suo modo accorre.
Come fosse dotata di un fiuto che spesso solo le persone semplici e che trovi lungo la tua strada di fatto sanno percepire. Come s’accorgesse senza fatica dove ancora soffia lo Spirito, come la gente presente a Gerusalemme quel giorno: ed “erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia”. Saperci accorgere dove la gente esprime ancora oggi uno stupore vero e profondo, semplicemente spirituale, ci avvierebbe sulle strade di un discernimento straordinario e gioioso. Vieni, vieni ancora Santo Spirito, tu che sei vento impetuoso ma anche brezza leggera, tu fierezza ma anche dolcezza, tu rigore ma anche amabilità, tu pienezza della verità, ma anche tenerezza della misericordia. Riempi ancora il cuore e la mente dei tuoi fedeli, regalaci ancora e sempre Gesù.
don Walter Magni