Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 6 Agosto 2023 – don Walter Magni

R

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Anno A – Rito Ambrosiano – 6 Agosto 2023

Splende sul suo volto la gloria del Padre 

Mt 17,1-9 – In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello  e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come  il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che  conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere  qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora  parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che  diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire  ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò,  li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima  che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». 

Fratelli, sorelle, 

la liturgia di questa domenica (Trasfigurazione del Signore, 6 agosto 2023) contempla il mistero della  Trasfigurazione. Anticipazione luminosa della Pasqua di resurrezione del Signore. Sono presenti  alcuni discepoli, mentre Mosè ed Elia si intrattengono in amabile conversazione con Gesù. Come se  lo stesso popolo di Israele fosse introdotto a convergere sul mistero decisivo della fede cristiana,  disponendo il cuore ad accogliere in pienezza la rivelazione dell’amore di Dio agli uomini. 

“Su un alto monte” 

Sul monte ci porta anzitutto la testimonianza di coloro che hanno visto con i loro occhi e udito  direttamente la voce di Dio. Pietro scriverà parole precise a questo riguardo: “siamo stati testimoni  oculari della Sua grandezza”, perché noi l’abbiamo udita davvero “questa voce che veniva dal cielo,  quando eravamo con lui sul monte santo” (2Pt 1,16-18). Come è andata propriamente questa  vicenda? Matteo annota che Gesù “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse  in disparte su un alto monte”. L’idea di un alto monte ci riporta a tanti episodi biblici importanti.  Come se la Bibbia stessa fosse attraversata da un particolare fascino per le alture.

Luoghi privilegiati  e predisposti per le più importanti comunicazioni di Dio agli uomini. Quasi una sorta di punto di  incontro, di convergenza religiosa del salire degli uomini e del discendere carico di benevolenza di  Dio. Degli Aramei si dice, infatti. che avessero progettato di affrontare gli Ebrei per riuscire a vincerli  attirandoli però in pianura, perché “il loro Dio è un Dio dei monti” (1 Re 20,23).

E anche Mosè ed  Elia che, stando al Vangelo odierno, “conversavano” con il Signore Gesù, sono dei veri e propri  montanari. Mosè era salito sul Sinai per accogliere la Legge del Signore che poi avrebbe trasmesso  al popolo d’Israele; Elia, per sfuggire alla regina Gezabele che lo rincorreva per ucciderlo, si affrettò  verso il monte Horeb, proprio perché gli era stato detto “Esci e fermati sul monte alla presenza del  Signore’” (1 Re 19.11). 

“Una nube luminosa li avvolse” 

E, sul monte, avvenne che “una nube luminosa avvolse” gli stessi discepoli del Signore. Potrebbe  capitare a tutti, camminando per qualche sentiero in alta montagna di ritrovarsi avvolti da una nube  che ti avvolge. Poi, continuando il cammino, d’improvviso ecco la luce del sole che nuovamente ti  avvolge e ti abbaglia col suo splendore.

Come se il tempo stesso imponesse al viandante i suoi ritmi,  facendolo passare dall’esperienza del timore di chi non intravede più alcuna direzione – ritrovandosi  avvolto in una nebbia opaca e indistinta – alla gioia di rivedere finalmente nella luce del sole il sentiero  che salendo dolcemente ti porta in alto, ti porta lontano. La potremmo intendere senza fatica una vera  e propria trasfigurazione del tempo, immagine plastica della trasfigurazione del Signore. Noi, spesso  ossessionati dalla smania di cambiare, di essere altro e altrove, siamo così introdotti al mistero di  Colui che permanendo in Sé, nella Sua profonda intenzione di starci accanto per amore, per noi Si  trasfigura, anticipandoci la direzione e la mèta.

Più che cambiare conta che si sprigioni da dentro la verità profonda che ci abita. Come ha fatto Gesù quel giorno: restando Sé stesso emetteva una luce  sfolgorante. Come ci attesa il Vangelo di Marco quando scrive che “le sue vesti divennero splendenti,  bianchissime; nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosi bianche” (9,2-3). Come se  trasfigurandoSi, Gesù proclamasse la Sua identità più luminosa ed evidente. Perché appunto, come  altrove dirà: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12)

“Signore è bello per noi essere qui” 

E soprattutto Pietro ci testimonia il suo stupore: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò  qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Si prova una gioia particolare quando  qualcuno ci dovesse dire: “sto bene con te”. Come dicesse: tu mi comprendi davvero, e addirittura  mi dischiudi a me stesso, permettendomi di capire meglio chi sono, lasciando che si sprigioni da me  e che venga alla luce quello che sono davvero davanti a me steso e davanti a Dio.

Quella parte di noi  che stava rinserrata in noi addormentata, come in letargo. E il Vangelo, infatti, viene proprio per  questo, come una primavera che disgela le chiusure del cuore e riattiva le secche più profonde e  impenetrabili del cuore ferito. E Pietro che grida stupito “Signore, è bello per noi essere qui!”. Non  andiamo via… Come se la nostra vocazione più profonda si risvegliasse e cominciasse a cantare.  Siamo tutti chiamati, dentro questa esperienza di trasformazione, ad essere trasformati “in quella  stessa immagine” (2 Cor 3,17-18), appunto: la Sua.

“Lascia che il meglio di te fuoriesca a servizio  degli altri e per la gioia tua. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fa’ il  bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici: non importa, realizzali. Il bene che  fai verrà domani dimenticato. Non importa, fa’ il bene. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile:  non importa, sii franco e onesto. Da’ al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci. Non importa,  da’ il meglio di te” (M. Teresa di Calcutta).  

don Walter Magni