Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 6 Marzo 2022 – don Walter Magni

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DOMENICA ALL’INIZIO DI QUARESIMA

Prima di Quaresima – Anno C – Rito Ambrosiano – 6 marzo 2022

Rendimi puro, Signore, dal mio peccato

Matteo 4,1-11 In quel tempo. Il Signore 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Fratelli, sorelle,

anche le tentazioni di Gesù nel deserto di Giuda sono e-vangelo, buona notizia di questo avvio del tempo di Quaresima (Domenica all’inizio di Quaresima, 6 marzo 2022). Ed è come se un’illuminazione, una convinzione ci attraversasse il cuore e la mente: anch’io posso convertirmi, posso dare una impostazione nuova alla mia vita. Uscire dalle pastoie ingombranti del peccato e da certe relazioni complicate e senza senso, da certi convincimenti irrigiditi che non danno speranza.

Il deserto e le sue suggestioni

Anche gli ebrei avevano sperimentato un senso di rigenerazione spirituale quando, ripensando agli anni trascorsi nel deserto incamminati verso la terra promessa, avevano inventato la festa delle Capanne. E ancora oggi, nei giorni del Sukkot, accanto alla loro casa di pietra montano una tenda di panno grezzo: segno della precarietà sperimentata come nomadi erranti nel deserto, pellegrini dell’Assoluto, della ricerca appassionata del volto di Dio. Anche Gesù aveva sperimentato qualcosa di simile quando, stando al vangelo, “fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Nel deserto dell’essenzialità, di una sobrietà capace di evidenziare i desideri più veri.

Luogo della presa di coscienza piena di Sé sotto lo sguardo del Padre, rinnovando e affinando le strategie dell’annuncio. Ed è proprio in questo esercizio di reperimento dell’essenziale che, con forza e prepotenza compare di luce propria un’alternativa: il mistero del male con tutti i suoi pendagli. Propriamente sta infatti scritto che Gesù andò nel deserto “per essere tentato”! Non che sia cambiato il Padre nostro. L’aver preferito al “non ci indurre in tentazione” l’espressione: “non abbandonarci alla tentazione”, non cambia la nota esplicita dell’evangelista Matteo che evidenzia che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Perché sta pure scritto che “il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate” (Dt 13,4). Che anche Gesù, dunque, sia stato provato, vagliato e fortificato dal Padre nella Sua umana capacità di dedizione e di amore?

Le tentazioni di Gesù

Gli ebrei avevano compreso che, passando dal nomadismo nel deserto ad una vita più sedentaria e stabile, s’erano come abituati alla seduzione delle cose, ai facili vantaggi del successo, affascinati dalla voglia del potere e della conquista. Ricadendo così in quelle stesse forme di schiavitù che avevano cercato di abbandonare, lasciando in tutta fretta l’Egitto dell’abbondanza e del soggiogamento comodo. Così Matteo, raccontando le tentazioni di Gesù, fa sintesi di alcune situazioni che Gesù doveva pur aver sperimentato. Giungendo a formulare un midrash, un racconto sapienziale carico di insegnamento. Una buona notizia, un e-vangelo capace di riscattarci da un moralismo che spesso ha ridotto le tentazioni all’orizzonte della sessualità e all’esercizio degli affetti.

Le tentazioni sperimentate da Gesù ci portano altrove. A domande come queste: quale fame ti abita davvero? Quale sete ti attraversa il cuore? Ci rapportiamo a Dio profittando di Lui o servendoLo con dedizione sincera? E a riguardo della terra che ci ospita: siamo rispettosi, attenti e riconoscenti o tendiamo a sfruttarla senza misura, disattendendo il bene comune? Che se poi “non riesci a osservare certi comandamenti non considerarti perso, non ti inacidire (…). Più a fondo, più in basso della tua vergogna o della tua caduta c’è sempre Cristo. Volgiti a lui, lascia che ti ami, che ti comunichi la sua forza. È inutile che ti accanisca in superficie: è il cuore che deve capovolgersi. Non devi cercare nemmeno innanzitutto di amare Dio, ti basta capire che Dio ti ama” (O. Clément).

Le nostre tentazioni

Si tratta di tornare a capire che la tentazione più grande che anche Gesù ha subito consiste in un voluto indebolimento e nella demolizione della fede, dell’abbandono fiducioso di Gesù nei confronti del Padre Suo. Su questo il Divisore concentra sforzi e seduzioni. Giocando sulla indistinzione tra il bisogno primario del pane e i grandi desideri che ci possono portare oltre e altrove. Perché sta scritto che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. O anche facendo leva sul miracolismo facile e a buon mercato: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati”, dice infatti il diavolo a Gesù.

Così come diventa sempre più scontato e drammatico per noi, avvolti come siamo dalla complessità dei giorni e di questi giorni, cercare di individuare soluzioni possibili, ricorrendo a strategie e a dinamismi risolutori che prescindono comunque dallo sguardo misericordioso di Dio. Qualsiasi strategia umanitaria che pretenda di fare del bene, sottraendosi al valore primario della vita di ogni singolo uomo, altro non fa che oscurare e allontanare diabolicamente dalla volontà di Dio che proprio Gesù ci ha insegnato a tenere continuamente presente.

“Sta scritto anche: ‘Non metterai alla prova il Signore Dio tuo’”. Ma Satana ancora rincalza e insiste: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. “Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se l’uomo si fa nuova creatura, si imbarbarisce se scateniamo la belva che è in noi. L’ordine nuovo comincia se qualcuno si sforza di diventare un uomo nuovo” (P. Mazzolari).

don Walter Magni