VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Anno A – Rito Ambrosiano – 9 Luglio 2023
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra
Luca 6,20-31 – In quel tempo. 20Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti. 27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro».
Fratelli, sorelle,
la Parola di Dio di questa VI domenica dopo Pentecoste (9 luglio 2023) ci ricorda che siamo tutti amati da Dio. Al Card. Federigo – Federico Borromeo – che aveva appena detto all’Innominato: “Dio v’ha certamente toccato il cuore, e vuol farvi suo”, proprio l’Innominato rispondeva: “Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”. Forse anche a noi sarà capitato di reagire davanti a qualche situazione complicata, dicendo: se almeno Dio mi aiutasse, se solo lo potessi vedere in faccia!
Intravedere Dio
Il libro dell’Esodo ci riporta a una delle esperienze spirituali più toccanti di Mosè, che, preso da un desiderio struggente nei confronti di Dio, volgendosi a lui dice: ti prego “mostrami la tua gloria!”, il tuo splendore, la bellezza luminosa del tuo volto! Un desiderio antico quanto l’uomo, che ha cercato di declinare questa ricerca appassionata in una infinità di espressioni religiose, di liturgie, e che il salmo 27 sembra come riassumere così: “Il mio cuore ripete il tuo invito: ‘Cercate il mio volto!’. Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. E il Signore si affretta a risponde a Mosè ma a modo Suo, come ritraendoSi. Come farebbe l’amata, sentendosi raggiunta dallo sguardo dell’amato.
Esprimendosi grosso modo così: di certo ti darò un segno della mia presenza, ma vedere il mio volto, la mia piena identità, questo non è possibile per te in questo momento. Potresti persino morire. Perché Signore, tu sei l’al di là di ogni cosa. Tu viene prima di ogni cosa. Tu precedi ogni nome, ogni nostra parola con la quale ti vorremmo descrivere e intravvedere. Perché tu sei l’ineffabile e tutte le nostre parole a te devono l’origine. Tu sei l’inconoscibile, poiché i pensieri a Te devono l’origine.
Quanti fraintendimenti, quante presunzioni, quante ingenuità, quante condanne, quante crociate avremmo forse potuto evitare, se solo ci avesse accompagnato la convinzione profonda che Dio noi Lo possiamo vedere con i nostri occhi solo di spalle. “Dio, infatti, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18).
Vedere in Dio
Del resto, anche i più grandi spiriti religiosi, cristiani o di tante altre religioni, mossi dalla stessa passione di Mosè nei confronti di Dio, ci hanno piuttosto insegnato ad esercitare il timore di Dio, invitandoci ad essere anzitutto custodi del mistero di Dio, senza spadroneggiare nei Suoi confronti, pretendendo di possederLo come ne avessimo l’esclusiva. Etty Hillesum, una giovane mistica ebrea, morta ad Auschwitz, scriveva: “Un pozzo molto profondo è dentro di me, e Dio c’è, in quel pozzo.
A volte il pozzo è coperto da sabbia e da sassi: allora bisogna che di nuovo io lo dissotterri”. Stando alla Scrittura, non siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza? Va dunque riconosciuto un rispecchiamento di Dio in ciascuno di noi, comprese le nostre zone più nascoste, più vere e profonde, che ci è chiesto di riscoprire, dissotterrando Dio. Non si intravvedere Dio guardando le stelle. I segni forti della sua presenza sono disseminati da sempre anche nelle pieghe più complesse e ardue della nostra umanità.
Per questo Gesù, che ci ha pienamente rivelato il volto del Padre Suo, alzando lo sguardo sui Suoi discepoli e su tutti coloro che Lo stavano ad ascoltare può proclamare cantando il Vangelo delle beatitudini: “beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo”.
Vedere come Dio
Se pure Signore ancora fatico a vederti in pienezza, io spero, io desidero con tutto il cuore di sapere, che almeno tu anzitutto mi vedi e che proprio il tuo sguardo ancora mi sostiene. E mi cerchi, e ancora mi riconosci.
Come pregava D. Bonhoeffer: “c’è buio in me, ma in te c’è luce; sono solo, ma tu non m’abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto, ma in te c’è la pace; c’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Tu conosci tutta l’infelicità degli uomini; tu ancora rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi”.
Perché questa è la nostra convinzione credente: Dio passa attraverso le nostre ferite. E ci invita a vedere chi ci sta accanto con i Suoi occhi. Nella luce del Suo sguardo: “È in te – infatti – la sorgente della vita: alla tua luce vediamo la luce” (sl 35,10). Nella Sua luce ci sarà dato di vedere tutto ciò che dobbiamo vedere, sapendo anche attendere che da quel poco che abbiamo seminato qualcosa cominci a germogliare.
Come canta Isaia: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa” (42,19). E’ giunto il momento per “denunciare ai nostri contemporanei la miopia del contentarsi di tutto ciò che è meno di Dio, di tutto quanto può divenire idolo. Dio è più grande del nostro cuore, Dio sta oltre la notte. Egli è nel silenzio che ci turba davanti alla morte e alla fine di ogni grandezza umana; è nel bisogno di giustizia e di amore che ci portiamo dentro” (C. M. Martini).
don Walter Magni