Commento a 1 Maccabei 2, 1-38 – don Giovanni Nicolini

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Nella preghiera di oggi ci siamo fermati con molta attenzione e commozione sulla vicenda di queste persone assolutamente fedeli al dono di fede ricevuto dal Signore! E quindi al significato profondo della fedeltà all’elezione divina alla salvezza!

Tuttavia abbiamo avvertito la necessità di cogliere, anche per le altre parole che ci hanno regalato le “letture” della Liturgia di oggi, il cammino che l’elezione divina alla salvezza universale intraprende e percorre fino a Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo!

Con Lui e per Lui la morte è vinta!

La morte diventa in Lui sacrificio d’amore e offerta della vita!

La morte di questi nostri padri diventa allora per noi profezia della Pasqua del Signore e realtà profonda dell’esistenza cristiana!

Abbiamo in alcuni avvertito un legame tra la Parola che oggi celebriamo ed eventi terribili e grandi come la violenza della persecuzione nazista contro i fratelli ebrei e il tentativo di ribellione del ghetto di Varsavia.

La fede ebraica custodisce in ogni tempo la sua potenza e la sua profetica sfida!

Certo, non possiamo non accogliere con commosso stupore anche oggi la radicalità della salvezza cristiana che fa della morte l’ingresso nella Vita!

Possiamo e dobbiamo dunque oggi chiedere al Signore che la realtà e la potenza pasquale della vita e della morte accompagnino tutti gli eventi e i tempi della nostra umile esistenza, chiamata a celebrare in ogni tempo e in ogni evento la Pasqua di Gesù!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

1 MACCABEI – 2, 1-38

1In quei giorni Mattatia, figlio di Giovanni, figlio di Simone, sacerdote della stirpe di
Ioarìb, partì da Gerusalemme e venne a stabilirsi a Modin. 2Egli aveva cinque figli:
Giovanni chiamato anche Gaddì, 3Simone chiamato Tassì, 4Giuda chiamato
Maccabeo, 5Eleàzaro chiamato Auaràn, Giònata chiamato Affus. 6Viste le
azioni sacrileghe che si commettevano in Giuda e a Gerusalemme, 7disse: «Ohimè!
Perché mai sono nato per vedere lo strazio del mio popolo e lo strazio della città santa e debbo
starmene qui mentre essa è in balìa dei nemici e il santuario è in mano agli stranieri?
8Il suo tempio è diventato come un uomo ignobile,
9gli arredi della sua gloria sono stati portati via come preda,
sono stati trucidati i suoi bambini nelle piazze
e i fanciulli dalla spada nemica.
10Quale popolo non ha invaso il suo regno
e non si è impadronito delle sue spoglie?
11Ogni ornamento le è stato strappato,
da padrona è diventata schiava.
12Ecco, le nostre cose sante,
la nostra bellezza, la nostra gloria
sono state devastate,
le hanno profanate le nazioni.
13Perché vivere ancora?».
14Mattatia e i suoi figli si stracciarono le vesti, si vestirono di sacco e fecero grande lutto.
15Ora i messaggeri del re, incaricati di costringere all’apostasia, vennero nella città
di Modin per indurre a offrire sacrifici. 16Molti Israeliti andarono con loro; invece Mattatia e i
suoi figli si raccolsero in disparte. 17I messaggeri del re si rivolsero a Mattatia e gli dissero:
«Tu sei uomo autorevole, stimato e grande in questa città e sei sostenuto da figli e fratelli.
18Su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli uomini
di Giuda e quelli rimasti a Gerusalemme; così tu e i tuoi figli passerete nel numero degli amici del re e
tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità». 19Ma Mattatia
rispose a gran voce: «Anche se tutti i popoli che sono sotto il dominio del re lo ascoltassero e ognuno
abbandonasse la religione dei propri padri e volessero tutti aderire alle sue richieste, 20io, i miei
figli e i miei fratelli cammineremo nell’alleanza dei nostri padri. 21Non sia mai che
abbandoniamo la legge e le tradizioni. 22Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra
religione a destra o a sinistra». 23Quando ebbe finito di pronunciare queste parole, si
avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull’altare di Modin secondo il decreto del
re. 24Ciò vedendo, Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere e fu preso da una giusta
collera. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull’altare; 25uccise nel medesimo tempo il
messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l’altare. 26Egli agiva per zelo
verso la legge, come aveva fatto Fineès con Zambrì, figlio di Salom. 27La voce di
Mattatia tuonò nella città: «Chiunque ha zelo per la legge e vuole difendere l’alleanza
mi segua!». 28Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto
possedevano.
29Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero nel deserto, per stabilirvisi
30con i loro figli, le loro mogli e il bestiame, perché si erano inaspriti i mali sopra di
loro. 31Fu riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano a Gerusalemme, nella Città di
Davide, che laggiù, in luoghi nascosti del deserto, si erano raccolti uomini che avevano infranto
l’editto del re. 32Molti corsero a inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e
si prepararono a dare battaglia in giorno di sabato. 33Dicevano loro: «Ora basta! Uscite,
obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita». 34Ma quelli risposero: «Non usciremo,
né seguiremo gli ordini del re, profanando il giorno del sabato». 35Quelli si
precipitarono all’assalto contro di loro. 36Ma essi non risposero loro, né lanciarono
pietre, né ostruirono i nascondigli, 37dichiarando: «Moriamo tutti nella nostra
innocenza. Ci sono testimoni il cielo e la terra che ci fate morire ingiustamente».
38Così quelli si lanciarono contro di loro in battaglia di sabato, ed essi morirono con le
mogli e i figli e il loro bestiame, in numero di circa mille persone.

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