Categories: Vangelo del Giorno

Commento al Vangelo di oggi, 19 Settembre 2019 – Lc 7, 36-50

Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Gennaro, vescovo e martire (memoria facoltativa)
IV settimana del salterio

Vegliare su di sé senza giudicare

San Paolo invita Timoteo a vigilare su se stesso, perché da questo atteggiamento dipende non soltanto la qualità della sua vita, ma la salvezza di altri, in particolare di coloro che sono chiamati ad  ascoltare  il  suo  insegnamento  e  a  guardare  alla  sua  testimonianza.  Queste  raccomandazioni  vengono  rivolte  a  un  discepolo che  esercita  un  servizio  di  autorità  e  di  guida  nella  comunità cristiana,  qual  è  in  questo  momento  Timoteo:  egli  deve  essere di  esempio  ai  fedeli  affidati  alla  sua  cura  pastorale  «nel  parlare, nel  comportamento,  nella  carità,  nella  fede,  nella  purezza»  (1Tm 4,12).

Possiamo però aggiungere che queste parole hanno senso, devono  essere  ascoltate  e  accolte  da  ogni  credente,  anche  da coloro che non rivestono dei ministeri particolari. Tutti dobbiamo essere consapevoli che, nell’orizzonte della comunione dei santi, dalla  fedeltà  della  nostra  vita  dipende  la  vita  di  altri.  Di  conseguenza,  anziché  il  giudizio  sui  fratelli,  è  necessario  assumere  la vigilanza  su  di  sé.  Anche  ciò  che  possiamo  scorgere  di  negativo negli  altri,  più  che  al  giudizio,  dovrebbe  indurci  alla  conversione  personale.  Timoteo  viene  esortato  a  non  trascurare  il  dono spirituale  conferitogli  «con  l’imposizione  delle  mani  da  parte  dei presbìteri» (4,14), ma anche noi non dobbiamo trascurare il dono spirituale che abbiamo ricevuto nel battesimo, affinché porti frutto a vantaggio di molti.

Occorre pertanto capovolgere l’atteggiamento di Simone il fariseo, oggi descrittoci da Luca. Egli, infatti, giudica la donna, anziché vigilare su se stesso; anzi, a motivo del comportamento di questa prostituta, finisce con il giudicare persino Gesù: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» (Lc 7,39). Gesù lo sollecita ad assumere uno sguardo diverso, che non indugi su ciò che la donna sta facendo, o sui suoi peccati, o su ciò a cui Gesù acconsente, lasciandosi toccare da una prostituta; piuttosto, il fariseo dovrebbe badare a se stesso e a quello che lui non è stato capace di fare:

«Tu non mi hai dato l’acqua per i piedi […]. Tu non mi hai dato un bacio […]. Tu non hai unto con olio il mio capo» (7,44-46).

È illuminante la domanda che Gesù fa al fariseo, iniziando il suo rimprovero: «Vedi questa donna?» (v. 44). C’è un pizzico di ironia    in questo interrogativo, giacché Simone la stava ben vedendo,  tanto da giudicare duramente sia la sua persona sia i suoi gesti.

È come se Gesù sollecitasse Simone a guardarla di nuovo, una seconda volta, ora in modo del tutto diverso. Non come una persona da giudicare, ma come una persona da cui imparare! Simone aveva giudicato  Gesù  come  un  falso  profeta;  Gesù  non  si difende da questa accusa, non porta ragioni che possano accreditarlo agli occhi del fariseo; piuttosto, mostra al fariseo la profezia di questa donna. Subito prima Gesù aveva raccontato la parabola dei due debitori, ma ora è proprio questa donna, con il  suo comportamento, la vera parabola che narra il Regno di Dio. Il Regno, infatti, è proprio questo: la circolarità infinita tra amore e perdono, come viene testimoniata da questa donna, dalle lacrime del suo pentimento e dal profumo del suo amore che si espande senza riserve.

Sembra esserci una contraddizione nelle parole di Gesù: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (7,47). È l’amore a precedere e a fondare il perdono? Oppure viene prima il perdono che suscita poi l’amore? Non c’è risposta a questo interrogativo, perché è mal posto. È come se ci fosse una spirale virtuosa che non cessa di crescere: più si ama e più si è perdonati, più si è perdonati e più si ama. Infatti, amore e perdono sono le due facce di uno stesso volto: quello della misericordia di Dio che si incarna nella compassione di Gesù. Simone il fariseo ospita Gesù, ma rimane incapace di offrirgli i segni del suo amore perché non si percepisce amato. Il tutto, però, dipende da una radice più grave: ritenersi giusto e non bisognoso di perdono. Come dire: non bisognoso di amore.

Anziché badare a noi stessi, siamo continuamente indotti a giudicare il cattivo comportamento degli altri, a svelare il loro peccato. Aiutaci piuttosto a riconoscere i nostri sbagli, le nostre colpe, i nostri stessi peccati, e a viverli con fiducia nella tua misericordia, invocando il tuo perdono. Donaci soprattutto la grazia di percepirci amati, e di corrispondere al tuo amore con gesti liberi e umani, tenerissimi e accoglienti.

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