In questa XXV Domenica del tempo ordinario la liturgia ci propone la nota parabola dell’amministratore disonesto, che contiene innumerevoli spunti di riflessione.
Gesu’ ci sta, in estrema sintesi, dicendo: siete cosi’ “ scaltri “ a giustificare le vostre mancanze inerenti le attività di questo mondo ma non lo siete altrettanto per giustificare le vostre mancanze dinanzi a Dio!!!
L’immersione nella materialità, che ci coinvolge totalmente, ci impedisce di comprendere che su questa terra siamo solo di passaggio e che la nostra vera casa è il cielo.
Da cio’ deriva attenzione unica alle cose della terra, alle “ cose di poco conto “, finendo per perdere di vista le “ cose importanti “, costituite dalla Salvezza, dalla Vita Eterna!!!
L’ “ uomo ricco “ di cui parla il testo è Dio il quale ci ha donato questa vita chiedendoci di “ amministrare i suoi beni “.
L’amministrazione dei beni terreni, “ cose di poco conto “, è una prova, è un esercizio per vedere se abbiamo l’attitudine a gestire anche le “ cose importanti “.
Se già siamo “ disonesti nel poco “, nel nulla che rappresentano i beni terreni, che, volenti o nolenti, dobbiamo lasciare qui, come posiamo essere onesti nelle “ cose importanti “?
Gesu’ non vuole rimproverarci ma vuole invitarci a cambiare mettendoci dinanzi ad un’evidenza palese, che, incredibilmente, sembra sfuggirci.
Ci dice: se “ imbrogli “, a mano a mano questa tua tendenza sarà risaputa e nessuno piu’ ti affiderà la “ ricchezza “ di questa terra, che è disonesta. Come puoi pensare che qualcuno ti affiderà la “ ricchezza vera “?
E se non sei stato fedele nella “ ricchezza altrui “, come puoi pensare che qualcuno ti darà la “ tua ricchezza “?
E’ cosi’ difficile?
Sembra elementare ma il grande problema sta proprio nel fatto che viviamo come se non ci fosse la morte, il confine, e non ci rendiamo conto che tutti i beni di questo mondo sono effimeri.
Esorcizzare la morte porta a non comprendere che la ricchezza è “ altrove “ e che il nostro sguardo, il nostro agire, deve essere rivolto a questo “ altrove “, ove la nostra fede ci dona la certezza che ci sarà consegnata la ricchezza vera.
Svegliamoci allora e facciamo, finalmente, questa scelta: non si puo’ servire Dio e la ricchezza.
Servire Dio significa “ mettersi a servizio “ degli altri, servire la ricchezza significa “ farsi asservire da lei “, cioè divenirne schiavi al punto tale da perdere di vista la nostra meta: il cielo.
Il Vangelo, come sempre, è chiarissimo.
A noi la scelta sul chi servire.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
Fonte: Fabrizio Morello
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