Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 28 Gennaio 2024 – don Walter Magni

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SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

Anno B – Rito Ambrosiano

Beato chi abita la tua casa, Signore  

Luca 2, 41-5241 I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di  Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43 Ma,  trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme,  senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una  giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato,  tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo  ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore  per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio,  perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose loro:  «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi  non compresero ciò che aveva detto loro.51 Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro  sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza,  età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Fratelli, sorelle, 
ricorre nella IV domenica di gennaio la Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (28  gennaio 2024). E anche se il prefazio di questa liturgia annota che la Santa Famiglia a Nazaret ha  potuto trascorrere “giorni operosi e sereni”, non è detto che sia sempre stato così, soprattutto se  riandiamo ai suoi inizi, quando il re Erode minacciava di uccidere il bambino Gesù. E ci facciamo  una domanda: in cosa consiste propriamente la santità di questa singolare famiglia?  

Famiglia atipica e perseguitata 

Intanto la santa famiglia di Nazaret assomiglia a tante famiglie dei nostri giorni proprio per la sua  atipicità e irregolarità. Come se questa famiglia fosse fatta per non procedere di principio per vie  normali. Stando alla genealogia narrata dal Vangelo di Matteo, tra gli antenati di Gesù s’incontrano  personaggi alquanto originali. Soprattutto la presenza di alcune donne che avevano condotto un tenore  di vita alquanto discutibile per i canoni legali del tempo. Persino Maria, la mamma di Gesù, trovandosi incinta per opera dello Spirito Santo, come ci attestano i vangeli, non poteva apparire in  regola agli occhi di Giuseppe e dei suoi compaesani che, constatando la gravidanza di Maria, si  saranno pur domandati chi l’avesse messa incinta.

E solo un angelo convincerà Giuseppe, che stava  per ripudiarla segretamente, a prendere con sé la donna e il bambino senza obiettare. E i pregiudizi  nei confronti di questa famiglia continueranno. Come quel giorno, dopo che, tornato a Nazaret predica nella sinagoga, Gesù sente che di Lui si dice: “Non è costui il falegname, il figlio di Maria e il fratello  di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si  scandalizzavano di lui. Ma Gesù diceva loro: ‘Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria,  tra i suoi parenti e in casa sua’” (Mc 6,3-4). Guardare a questa famiglia significa anzitutto  riconoscere tratti di santità autentica nelle tante irregolarità che l’hanno attraversata e nelle  persecuzioni e nei pregiudizi subiti a causa di Gesù, ricercato e perseguitato sin da bambino.  

“Ma essi non compresero”  

E siamo all’episodio evangelico di questa liturgia che ci dimostra che Maria e Giuseppe hanno avuto  a che fare con un figlio dodicenne che, cominciando a farSi capire, è particolarmente originale.  Mentre ogni anno i Suoi genitori si sono recati a Gerusalemme per la Pasqua, in occasione della Sua  prima partecipazione alla Festa, Gesù Si sottrae alla loro custodia. Fin quando Lo ritrovano finalmente  nel tempio, “seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava”. Ed è interessante il  fatto che il racconto evangelico registri il profondo smarrimento di Maria e Giuseppe.

Come tanti  genitori anche oggi, davanti a un figlio adolescente attraversato dai suoi disagi e dalle sue turbolenze.  Ed è così che Maria e Giuseppe si accorgono che proprio quel figlio non è più un bambino affidato alle loro cure e attenzioni. Come si trovassero davanti a una nuova strada da percorrere, lasciando  che Gesù possa procedere per la Sua strada, introducendo anzitutto i Suoi genitori, così come avrebbe  poi fatto più avanti, nell’orizzonte di un cielo nuovo. Nelle dinamiche di una nuova relazione, di una  nuova paternità.

A costo di apparire un po’ impertinente e brusco nella Sua risposta di auto giustificazione: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre  mio?”. E l’evangelista precisa che “essi non compresero ciò che aveva detto loro”. Non è scontato,  infatti, ripartire da certe incomprensioni, da certe risposte dure e dialettiche, per incamminarsi per le  strade di Dio, ritrovando ancora una volta il Suo volto paziente e misericordioso.  

Custodire il mistero 

Di Gesù infine si dice che scese “con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso e cresceva in  sapienza, età e grazia”. E Matteo aggiunge che “sua madre custodiva tutte queste cose nel suo  cuore”. Cosa poteva custodire Maria? Su quale mistero vigilava? Su quanto sin dall’inizio le era stato  rivelato dall’angelo Gabriele, in risposta alla sua domanda di chiarimento: “Lo Spirito Santo scenderà  su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo  e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35).

Così non è difficile immaginare Maria mentre insegna a  Gesù Bambino a pronunciare le prime parole. E una sera, forse, mentre Giuseppe era comparso sulla  soglia, tenendoLo teneramente tra le braccia, Gli avrà sussurrato queste parole: “Gesù, guarda il  babbo, su, ripeti con me: a-b-b-à”. Quasi Gesù avviasse ormai le parole della Sua preghiera, il Padre  nostro. Quanto ci sarebbe ancora da capire del singolare intreccio tra la custodia paterna di Gesù  esercitata in silenzio da Giuseppe e il crescere in Gesù del senso della paternità di Dio!

E così, dopo  quella brusca risposta data da Gesù ai suoi genitori nel Tempio – “Perché mi cercavate? Non sapevate  che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” -, s’avvia per Maria il tempo di una meditazione  orante. E con Giuseppe avrà spesso potuto contemplare stupita, Gesù, Suo Figlio, crescere “in età,  sapienza e grazia”. Come un dono inestimabile di Dio fatto agli uomini: “Dio infatti ha tanto amato  il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). 

don Walter Magni